IL CONCETTO DI GUERRA NON LINEARE
La causa è generata dalla necessaria trasformazione delle strutture chimiche in raffinerie per il petrolio. Il prodotto che viene ricavato non solo è di qualità scadente, ma è pieno di sostanze inquinanti che contengono il 3% di prodotti cancerogeni. Gli abitanti sono costretti a proteggersi con mascherine o sciarpe per evitare irritazioni alla gola ed agli occhi, ma questo non è sufficiente, infatti il Ministero della Salute iraniano ha dichiarato che nel 2013 sono decedute
quasi 4.500 persone a causa dell’inquinamento atmosferico, con un incremento pari al 181% nell’ultimo decennio. Quantificando matematicamente il decremento del commercio petrolifero, la perdita si è attestata tra il 40% ed il 50% dei flussi ordinari, il che si traduce ad un milione di barili al giorno ed una perdita di 50 miliardi di dollari. Secondo stime ufficiali del governo della Repubblica Islamica, l’esportazione petrolifera vale l’80% sul totale ed è il
motivo per il quale la valuta locale ha subito una svalutazione che ha innescato un effetto negativo a catena sui prezzi al consumo, coinvolgendo in particolare i beni di prima necessità.
L’estensione del concetto di guerra non lineare potrebbe essere nel nuovo approccio metodologico alla strategia militare, l’opposto della visione del passato, quando gli eserciti si ponevano in linee successive ed avanzavano ordinatamente sul campo per poi darsi battaglia. Una tattica espressa da Carl Von Clausewitz, il quale sosteneva che la struttura fondamentale della guerra è un duello fra combattenti posti uno fronte l’altro. La transizione alla multipolarità con la nascita di nuovi centri di potere, la globalizzazione, le tecnologie a basso costo e l’avvento di attori non statuali, hanno costretto gli strateghi ad adottare nuove tattiche ed adoperare forme diverse di combattimento, con il risultato di creare uno scenario molto complesso. Questo è una miscellanea di scontri asimmetrici, cibernetici e pressioni economiche, dove si esalta il ruolo dell’intelligence e della disinformazione. Nella definizione classica di guerra, gli attori principali sono gli stati, ma nella lettura generale dell’asimmetria non vi sono indicazioni precise inerenti i soggetti. Questi ultimi, di fatto, possono essere qualunque attore con capacità offensive al servizio del perseguimento di uno scopo politico. Laddove i protagonisti sono dissimili fra loro, come uno Stato sovrano ed una rete terroristica od una nazione non militarmente ben strutturata, la guerra assume la forma asimmetrica. Un conflitto classico è combattuto con le forze armate tramite l’uso di mezzi violenti, ma nell’asimmetria vale qualsiasi strumento, anche non violento di per se stesso, ma eventualmente utilizzato in modo violento, in questo caso il mezzo diventa un’arma. L’asimmetria, si palesa quando i contendenti ricorrono a risorse dissimili, ad esempio: i militari, pertanto una formazione legale, che si contrappongono a gruppi criminali. L’asimmetria bellica, dunque, discende in termini di attori, di mezzi e di evoluzione dei concetti di spazio e tempo. L’attore che desidera raggiungere un obiettivo, deve elaborare una strategia e dotarsi di strumenti per poterla sostenere. I mezzi necessari a perseguire il proprio target possono essere identificati in una miscellanea di potenza ed informazione. L’attore, deve possedere energia che consenta lo spostamento e/o la modificazione dei sistemi d’arma, ed una efficiente struttura di comando e controllo per muovere i propri mezzi e scambiare i flussi di energia. Più semplicemente, nel corso dell’attività bellica, dovrà essere in grado di rinnovare le strategie ed i mezzi. L’asimmetria fra i contendenti è nella difformità di possesso di energia ed informazione. Uno Stato ha capacità esponenziali di mobilitare energia ed informazione in comparazione a quella di una organizzazione non statuale, ma quest’ultima può adottare tattiche che le consentano di sopperire alla propria debolezza per generare danni più grandi rispetto alle risorse reperite.
L’efficacia della strategia dei terroristi, intesi come attore non statuale, è basata proprio su di una capacità di convertire alla propria causa le grandezze tempo e spazio, abbinata ad una competenza nell’uso delle tecnologie libere, rese disponibili dai processi di globalizzazione, che minimizzano i costi ed, al contempo, amplificano gli effetti degli attacchi.
Dunque la guerra cibernetica è definibile come un nuovo livello di scontro, dove l’arma più semplice può essere una chiavetta USB. Il conflitto asimmetrico dell’informatica è risultato essere una minaccia tecnologica e geopolitica, la quale potrebbe tendere al fallimento del governo globale, laddove la guerra cibernetica possa tramutarsi in un’arma per la disinformazione attraverso internet, od anche a disposizione proprio dei terroristi. Tale scenario è definito come: incendio digitale incontrollato in un mondo iperconnesso. In definitiva, ciò si traduce nel provocare il caos nel mondo reale, nell’uso non corretto di un sistema aperto e di semplice accesso come internet.
Jean, “Ucraina, così la NATO deve contrastare la guerra non lineare di Putin”. Formiche, 2014