GUERRA ALL’ISIS, TRENTA “GRAZIE AI NOSTRI SOLDATI E CARABINIERI. PER ESSERE PROTAGONISTI NON BISOGNA SOLO ALZARE MURI, MA SEDERSI AI TAVOLI”
Grazie ai nostri soldati e carabinieri, l’Italia ha addestrato migliaia di forze di sicurezza, specialmente in Iraq, dove sono stati primi attori nella lotta al Daesh”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, parlando al Manama’s Dialogue, forum sulla sicurezza globale in Bahrein. “L’Italia – ha spiegato – è orgogliosa di far parte della Coalizione globale contro l’Isis che ci ha portato diverse lezioni oltre a molti risultati”.
“Occorre sconfiggere Daesh (acronimo arabo di Stato islamico dell’Iraq e del Levante) e i gruppi terroristici non solo sul piano militare, ma anche sul “campo di battaglia” dei media digitali. La comunicazione di Daesh non è stata solo lo spazio in cui il gruppo terroristico ha mostrato il suo progetto o ha pubblicizzato il suoi successi: è una parte importante del campo di battaglia stesso”, ha detto Trenta.
“Pertanto, dobbiamo lavorare insieme – ancora più da vicino – e condividere di più, con l’obiettivo primario di trasformare la comunicazione da elemento di minaccia a strumento di sicurezza collettiva e di stabilità internazionale”, ha detto ancora la titolare del dicastero della Difesa. “All’interno di una comune prospettiva di comunicazione strategica, dovremmo adattare nuove narrative sviluppate e trasmesse localmente, al fine di contrastare la propaganda della nostra controparte e infine conquistare i cuori e le menti delle comunità”, ha spiegato Trenta.
Una due-giorni, tra Bahrein e Iraq, che “rientra nella volontà, già espressa in precedenti occasioni, di voler riportare l’Italia ad avere un ruolo da protagonista, specie in Medio Oriente e nelle aree di interesse strategico per il nostro Paese”, spiegano fonti della Difesa. D’altra parte, lo stesso ministro ha spiegato che “per essere protagonisti non si possono alzare solo i muri, ma occorre sedersi ai tavoli, occorre saper dialogare e dire la propria”, ha detto la Trenta. “Costruire un sistema di sicurezza efficace per la regione Mediorientale e Mediterranea – ha concluso – richiede pluralità di interventi; la comunità internazionale deve continuare a operare in maniera coesa, coerente e consapevole, nel rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e delle realtà locali”.