Guerini in pole. A lui la guida del governo fino al 2022
È crisi e non è una crisi voluta solo da Renzi. Troppi errori e una spettacolarizzazione che ha stancato in una fase troppo lunga e delicata per questo Paese. Conte è stato bravo, lo sa e per questo farà di tutto per non gettare la spugna ma la rottura, ora, è irreversibile e già sono iniziati i confronti ufficiosi per il dopo Conte bis. C’è un nome su tutti ed è quello di Lorenzo Guerini.
Preparato, profilo basso e forte potere di mediazione. Guerini piace al Colle e, soprattutto, piace a Bruxelles e agli stakeholders americani. Tre le grandi sfide che l’Italia deve affrontare: Recovery plan, piano vaccini e G20 e Guerini, già da tempo, sta trattando questi fascicoli con criterio tecnico. Le uniche risposte positive, infatti, arrivano proprio dal comparto difesa sia in termini logistici che diplomatici.
La sua strategia lo ha portato ad assumere un ruolo super partes anche nelle sfere politiche e per questo, oggi, a Guerini è assegnato un ruolo centrale, di riferimento rispetto agli altri profili della squadra Conte bis. A Renzi starebbe benissimo, al PD anche e al M5S non dispiacerebbe purché, per questi ultimi, si escluda l’ipotesi del tecnocrate Draghi. Gentiloni, Sassoli e il generale Graziano sono pronti a sostenere la scelta Guerini e Quest scelta, oltre a rafforzare l’asse Roma – Bruxelles, si rifletterebbe sulla politica internazionale anche fuori dai confini comunitari.
La guida Guerini, inoltre, piace al Quirinale perché la linea politica, a differenza di quella tecnica, porterebbe il Paese al 2022 senza tensioni interne. C’è un altro particolare importante dietro questa valutazione e riguarda le imminenti nomine nell’asset strategico e con Guerini, tutto il centro sinistra, più i moderati di centro, potrebbero avere voce nelle assegnazioni. L’ipotesi fa eco nei palazzi ed è l’unica alternativa politica, seria, a un governo tecnico guidato da Mario Draghi… Anche se, a differenza dell’ultimo mandato tecnico con Monti, questa volta c’è poco da temere perché si tratta di gestire grandi capitali e non di tagliare per ridurre la spesa.
La certezza, unica, è che in caso di rimpasto Guerini rimarrebbe al suo posto perché sta facendo un ottimo lavoro e il consenso, nei suoi confronti, è altissimo… Almeno per ora!