Politica

Generale Bertolini alle europee. “Forze Armate umiliate da sottoalimentazione e sindacalizzazione. Tanti Checchi Zalone in cerca di posto fisso”

“La situazione attuale richiede anche ai soldati la forza di non girarsi dall’altra parte”. Per questo, il generale Marco Bertolini ha scelto di scendere in campo e di candidarsi alle prossime elezioni europee con Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni.

Il Generale Bertolini
Già comandante del Comando operativo di vertice interforze (Coi), del Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (Cofs) e della Brigata paracadutisti Folgore, Bertolini ha servito il Paese in varie missioni all’estero, in Libano, Somalia, Afghanistan e Balcani. Nel 2009 è stato il primo italiano ad aver ricoperto il ruolo di capo di Stato maggiore del comando Nato Isaf in Afghanistan.

“In questo ultimo anno – ha sottolineato Marco Bertolini alla Conferenza Programmatica di Fratelli d’Italia – oltre la trascuratezza le Forze Armate hanno subito anche anche l’umiliazione di una sottoalimentazione paurosa, mai vista e della sindacalizzazione, un provvedimento che potrebbe trasformarsi nella smilitarizzazione dei militari passata in silenzio, una ventata pari opportunitaria che ci ha consegnato delle immagini che fino a qualche tempo fa sarebbero state oggetto di sanzioni disciplinari o penali e che invece oggi vengono salutate come una grande rivoluzione culturale che pare voler trasformare in tanti Checchi Zalone in cerca di posti fissi quella che dovrebbe essere la nostra migliore gioventù.

 


In un intervista rilasciata a Formiche.it il Generale Bertolini sottolinea: “Le classi politiche hanno una certa difficoltà a capire che le Forze armate non sono un semplice strumento di emergenza da impiegare in casi particolari. Esse rappresentano piuttosto uno strumento ordinario di politica estera, soprattutto per un Paese come il nostro che presenta una particolare collocazione geostrategica. Nel Mediterraneo si muovono molteplici sfide e minacce, ed è importante che l’Italia si faccia sentire politicamente ed economicamente, ma anche con uno strumento militare adeguato. Altrimenti i diritti che rivendichiamo restano solo auspici. Da tale problema cronico di mancata consapevole ne derivano molti altri. Il pauroso sotto-finanziamento del nostro strumento militare. Ormai impieghiamo i soldati nelle nostre strade (mi lasci dire come poliziotti di serie B), mentre leviamo loro risorse finanziarie, poligoni, materiali e mezzi per l’addestramento. Eppure, il loro primo compito è prepararsi. Al momento possono farlo solamente nei mesi immediatamente precedenti il loro dispiegamento nei teatri in giro per il mondo, proprio perché non ci sono risorse per tutti. Mi capita spesso di parlare con giovani capitani e tenenti che hanno superato selezioni difficilissime (più difficili rispetto ai miei tempi) e che ora si sentono spaesati perché privi di un riferimento. Anche tanti giovani entrati come volontari in ferma prefissata, dopo mesi di guardia in qualche gabbiotto nelle nostre città, provano gli stessi sentimenti poiché sentono tradite le loro aspettative nella carriera militare. A tutto questo si aggiungono alcuni provvedimenti all’ordine del giorno di cui sono particolarmente critico. Tra questi, il tema della sindacalizzazione delle Forze armate, pompato come se si trattasse di un grande risultato culturale. In realtà, rischia di incidere sulla natura stessa delle Forze armate. Se al comandante si sottrae parte della responsabilità poiché non è più l’interlocutore unico dei suoi uomini, lo si priva della sua funzione di comandante. Personalmente, credo che un militare che protesta non sia un militare. Potrà anche essere in grado di utilizzare un’arma, ma non è un militare perché non ne possiede il fondamento etico e la disciplina. Non si può ridurre quello militare a un semplice lavoro come tanti altri. Per questo ritengo che la sindacalizzazione rappresenti un attacco fenomenale alle Forze armate destinato a smilitarizzarle.

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