Esteri

Francia: schierati i droni-poliziotto nelle proteste, perché preoccupano

Le ong contestano l’impiego dei velivoli per filmare e arrestare i facinorosi nelle manifestazioni. I droni sono stati già utilizzati durante le proteste del primo maggio aprendo una battaglia legale tra associazioni e prefetti locali.

Primo maggio rovente per le proteste in Francia, ma oltre al tema delle pensioni, si apre un altro fronte: l’utilizzo inedito di droni-poliziotto nelle manifestazioni con lo scopo di individuare e arrestare rapidamente eventuali facinorosi. Lunedì scorso oltre due milioni di cittadini sono scesi in piazza per la festa dei Lavoratori ma soprattutto per contestare nuovamente la riforma pensionistica voluta dal presidente Emmanuel Macron. La celebrazione ha coinvolto le principali città d’Oltralpe ed è stata segnata da scontri e disordini in cui oltre 400 poliziotti e gendarmi sono rimasti feriti e più di 500 manifestanti sono stati fermati. Una giornata campale che ha inoltre segnato il primo ‘crash test’ per i ‘droni-poliziotto’, i velivoli di sorveglianza in dotazione alle forze dell’ordine che stanno aprendo un nuovo argomento di polemica fin dallo loro esordio ufficiale, il 27 aprile.

I droni protagonisti nel Primo maggio lionese

I droni di sorveglianza a supporto della polizia hanno già dato i primi riscontri positivi a Lione. Come riferito dal prefetto della città, a meno di due ore dall’inizio della manifestazione del Primo maggio, le forze dell’ordine hanno arrestato due persone filmate da un drone mentre erano in procinto di assaltare il municipio del settimo arrondissement. “Grazie all’uso di un drone, la polizia ha rilevato il movimento di elementi radicali che volevano attaccare il municipio” e così è stato possibile “intervenire immediatamente per respingerli e arrestarli, è stato spiegato in una nota.

Poche ore prima il tribunale di Lione aveva respinto i ricorsi d’urgenza di due associazioni vicine alla ‘gauche’ che chiedevano di vietare il sorvolo della manifestazione da parte dei droni sostenendo che violassero la privacy e il diritto di manifestare liberamente. Nella giornata di sabato, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, su suggerimento dei servizi di intelligence che lanciavano un allarme in vista del 13esimo giorno di mobilitazione contro la riforma delle pensioni previsto per il Primo maggio, aveva ordinato ai prefetti di utilizzare i neoacquisiti droni per mettere in sicurezza le città francesi. Il prefetto del Rodano, che sovrintende la regione di Lione, ha così pubblicato un’ordinanza per autorizzare l’uso dei dispositivi di sorveglianza. Il tribunale amministrativo di Lione ha poi rigettato per “mancanza di urgenza” il ricorso in extremis dell’Associazione per la difesa delle libertà costituzionali (Adelico) e del Sindacato degli avvocati di Francia (SAF) che chiedevano di sospendere l’impiego dei droni-poliziotto.

Anche in altre città francesi le ong si sono mosse per cercare di bloccare l’uso dei droni, ricorrendo contro le ordinanze dei prefetti di diverse città francesi. A Parigi e Bordeaux i tribunali amministrativi hanno affermato che le telecamere aviotrasportate avrebbero fornito alla polizia una panoramica più ampia sui cortei, utile per mantenere l’ordine pubblico, negando che costituissero un grave attacco alle libertà fondamentali.

Le ong promettono ancora battaglia

Nonostante molti dei reclami si siano conclusi in un nulla di fatto, gli sforzi delle ong non sono stati del tutto vani. Domenica le ong hanno ottenuto una parziale vittoria in Normandia, dove il tribunale di Rouen ha limitato l’impiego dei droni durante una protesta nella città portuale di Le Havre. Pur ammettendo che l’impiego dei velivoli avrebbe probabilmente migliorato la sicurezza della manifestazione, soprattutto data la violenza delle precedenti proteste a Le Havre, il giudice ha circoscritto le condizioni per il loro utilizzo. L’ampio perimetro in cui dovevano essere fatti volare i droni, unito alla possibilità di impiegarli fino a otto ore dopo la fine del corteo, superava nel tempo e nello spazio la necessità di garantire la sicurezza della protesta, ha detto il giudice. L’ordinanza del prefetto recava quindi una violazione grave e manifestamente illegittima della libertà di movimento e del diritto alla privacy”, ha aggiunto il magistrato.

A marzo, il Garante per la privacy francese ha chiesto la pubblicazione di linee guida dettagliate sull’uso dei droni-poliziotto, compreso il modo in cui le immagini e le informazioni raccolte sarebbero state utilizzate.

La battaglia tra associazioni per i diritti civili e governo sembra essere solo alle prime battute, perché se da un lato la polizia francese mostra con orgoglio i primi risultati ottenuti con i droni, dall’altra emerge grande preoccupazione per il futuro della libertà e della privacy dei cittadini d’Oltralpe per questi controlli invasivi da “Grande fratello”. Il costituzionalista Paul Cassia – tra i più attivi nel lavorare ai quattro ricorsi delle varie associazioni per la privacy – ha lanciato l’allarme per una “banalizzazione dell’utilizzo dei droni come già avvenuto in passato per la videosorveglianza, che si è progressivamente imposta sullo spazio pubblico”.

Il tema potrebbe ‘atterrare’ anche in Italia, dove l’uso dei droni per l’ordine pubblico e il contrasto della criminalità e del terrorismo è stato regolamentato dal decreto del giugno 2022 dell’allora ministro Luciana Lamorgese, delimitandone i settori di impiego per ognuna delle forze dell’ordine, polizia di stato, carabinieri e guardia di finanza.

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