Difesa

Forze Armate, rinnovo contratto: fondi inadeguati, specificità e solo una limitazione

Riportiamo il documento presentato dal Co.Ce.R. Difesa alla Funzione Pubblica in occasione dell’apertura delle procedure negoziali per il rinnovo economico-normativo 2019/2021.

I centosessantacinquemila uomini e donne in divisa, che il Co.Ce.R. Comparto Difesa qui rappresenta, non possono più attendere un rinnovo contrattuale fermo ormai da molti anni.
Tale rinnovo, chiuso nell’anno 2018, ha riguardato per lo più la parte economica, questo anche per la ripresa dello sblocco degli stipendi e, oggi, il potere d’acquisto del nostro personale si è ridotto in maniera pericolosa.

Il Cocer Comparto Difesa definisce l’incontro odierno “politico”, tenuto conto della presenza del Governo in questa fase di apertura, e pertanto in tale occasione non possiamo esimerci dall’analizzare la situazione in cui versa il personale delle Forze Armate, che dimostra la netta contrapposizione con la più volte dichiarata volontà di conferire e sostenere l’importanza della specificità del Comparto Difesa e Sicurezza.


Nonostante esista un disposto normativo che sancisce l’audizione delle Rappresentanze e delle Organizzazioni Sindacali da parte del Consiglio dei Ministri, in fase di stesura della Legge di Stabilità, ad oggi ancora non siamo stati convocati per esporre il nostro punto di vista sull’esiguità dei fondi previsti e su tutti quei temi relativi al benessere del personale delle Forze Armate, quali infrastrutture, alloggi e welfare.


Tale prassi, divenuta consuetudine, ci porta a pensare che forse l’indirizzo politico sia quello di non dare voce a questo Comparto su un documento fondamentale per l’assetto economico del Paese.
Inoltre, a creare questo quadro hanno concorso, e concorrono, fattori sia interni che esterni, che incidono in maniera forte, sia direttamente che indirettamente, sul personale militare.


Tra i fattori interni il Cocer Comparto Difesa segnala l’inadeguatezza dei fondi messi a disposizione per questo triennio contrattuale, corrispondenti mediamente a 50 euro mensili pro-capite a partire dall’anno 2021, che per i gradi più bassi, si traduce nella più che modesta somma di 30 euro mensili netti, ossia un euro al giorno.
In passato, non è mai accaduto che il rinnovo del contratto non fosse accompagnato da un finanziamento ad hoc per la specificità del Comparto, e che fosse aperto il tavolo delle trattative prima degli altri Comparti della Pubblica Amministrazione.


È difficile accettare un simile rinnovo contrattuale dopo un’attesa di 11 anni, correva infatti l’anno 2009 per l’ultimo rinnovo di contratto tangibile, e dopo aver già accettato con responsabilità costituzionale i pesanti sacrifici dovuti al blocco degli stipendi che ha provocato la carenza di un vero incremento dei salari del personale.


E’ necessario sottolineare che le risorse messe oggi a disposizione sono nettamente inferiori a quelle stanziate per il rinnovo contrattuale del biennio economico 2006-2007.


Se queste non saranno cospicuamente incrementate, la scelta di questa Rappresentanza sarà quella di impiegarle totalmente sul trattamento economico fisso e continuativo, e su quelle norme che, in ragione del blocco normativo, devono essere assolutamente adeguate.
Pertanto, è difficile spiegare al personale rappresentato la bontà dell’azione di questo Governo, in una così evidente carenza di risorse, ovvero di inadeguati riconoscimenti per il personale militare.


Tra i fattori esterni, invece, devono essere ricomprese diverse situazioni che contribuiscono a rendere più incerto il futuro delle Forze Armate, che generano un malcontento diffuso tra il personale.
Ci riferiamo alla più volte enunciata specificità del Comparto difesa e sicurezza che doveva riconoscere, secondo quanto scritto dalla norma, la professionalità del personale militare, diverso per status e per impiego da tutto il restante personale del comparto pubblico, e pertanto gli sarebbe stato riconosciuto, anche in termini economici, un trattamento normativo adeguato.


Oggi, invece, la specificità sta diventando unicamente una mera limitazione in termini di tutele giuridiche, infatti il personale viene impiegato per qualsivoglia esigenza ed in condizione di difficoltà, così da assicurare uno strumento militare efficiente e reattivo, in operazioni militari all’estero e in attività di ordine pubblico, oltre che per ogni altra emergenza nazionale.


Le Forze Armate non si fermano, abbiamo 12.000 militari approntati per la forza in elevata prontezza per esigenze Nato e nazionali, 9.000 militari impegnati nell’operazioni di sicurezza interna ed in concorso in ordine pubblico, 5000 militari impegnati in operazioni di difesa e sicurezza marittima, ed altrettanti 5000 militari garantiscono la difesa dello spazio aereo, la ricerca ed il soccorso aereo, incluso il trasporto sanitario urgente anche in bio-contenimento, 3000 militari in prontezza per pubbliche calamità su tutto il territorio nazionale, oltre a 7.500 militari impiegati all’estero, per un totale di 41.500 soldati, marinai ed avieri ogni semestre, che tenuto conto del personale a riposo ed in approntamento, vede tutta la forza operativa delle Forze Armate sottoposta a carichi di lavoro elevatissimi e prolungati nel tempo.

Tutto questo senza dimenticare il personale della sanità militare che diuturnamente lavora a sostegno del servizio sanitario nazionale. Tutti questi impegni attualmente sono stati amplificati in maniera esponenziale dalla emergenza COVID che vede impegnate le Forze Armate in prima linea.


Il “contenitore” della specificità creato con le migliori intenzioni, proposto dalla Rappresentanza militare ed approvato dal Parlamento, al momento è vuoto di contenuti giuridici e finanziari.
E’ necessario che questo tavolo di concertazione preveda anche l’apertura immediata di un confronto sulla specificità, presieduto dalla Funzione Pubblica, che dia al personale militare i giusti riconoscimenti per la professionalità con la quale quotidianamente opera per il Paese, soprattutto nell’attuale stato emergenziale.


E’ giunto il momento di definire, attraverso un disposto normativo, una percentuale che, in fase di attestazione delle somme per i futuri rinnovi contrattuali, dia alla Specificità del Comparto l’adeguata copertura finanziaria determinata strutturalmente da risorse aggiuntive per ogni rinnovo contrattuale. Questo stallo tradisce e svilisce il senso della norma che ha riconosciuto la specificità del Comparto Difesa e Sicurezza. I continui tagli al bilancio della Difesa stanno drenando risorse dalle retribuzioni collettive per garantire il funzionamento delle Forze Armate.
Il nostro personale espleta, con spirito di abnegazione e professionalità, molteplici attività sul territorio internazionale e nazionale, ed è dunque difficile spiegare ai militari come mai ancora oggi non esista un istituto alla stregua delle forze di polizia, che permetta di ristorare le ore di lavoro svolte senza ricorrere a recuperi non fruibili a causa delle riduzioni del personale, perdendo ogni riconoscimento economico.


Un altro fattore esterno che incide in maniera forte sul personale militare è riferito alla Previdenza, per la quale, da decenni, il Legislatore avrebbe dovuto intervenire con una norma per costituire un sistema adeguato per garantire al personale una pensione dignitosa per il servizio reso alla Nazione.


Invece tra pochissimi anni avremo i primi pensionamenti con il sistema contributivo, che vedrà corrispondere al personale delle categorie più basse, come i graduati, una pensione di importo paragonabile a quella sociale, assolutamente inaccettabile. Esistono delle proposte concrete della Rappresentanza militare per sanare questa sperequazione, ed è pertanto doveroso, e non più procrastinabile, agire in tal senso, interessando immediatamente la Funzione Pubblica per trovare delle soluzioni percorribili.


In ultimo, ma non per importanza, occorre affrontare la questione della “Riforma del modello contrattuale” sulla quale i Governi passati hanno legiferato senza interessare le Rappresentanze Militari, né nella fase di predisposizione né a posteriori con finalità consultive, disattendendo le disposizioni dell’allora Ministro della Funzione Pubblica, il quale precisò che le Rappresentanze dovevano essere ascoltate in fase di approvazione del provvedimento al fine di verificare la compatibilità della “triennalizzazione” del contratto con la sua “specificità”.


Ne consegue che oggi ci ritroviamo con un contratto economico e normativo accorpato e triennalizzato nel quale la suddivisione delle risorse avviene in modo del tutto sproporzionato e non equo a danno delle Forze Armate.
Nello specifico tale ripartizione, che si basa sul reddito medio, nel corso degli anni ha creato un enorme divario tra le Forze Armate e le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare, determinato dall’assegnazione continua di risorse specifiche al Comparto Sicurezza a discapito delle Forze Armate. Questo perché i continui finanziamenti ad hoc alle Forze di Polizia hanno provocato un notevole aumento del loro reddito medio.


Gli stanziamenti di bilancio per le Forze di Polizia, anche destinati alla remunerazione delle ore di lavoro straordinario, hanno sanato una loro giusta necessità, a svantaggio delle Forze Armate che, per mancanza di fondi, e avendo posto dei tetti massimi per il pagamento del lavoro straordinario, sono costrette annualmente a perdere economicamente cifre considerevoli con effetti negativi anche sulla previdenza.


Purtroppo, la possibilità di tramutare le ore di lavoro straordinarie in ore di recupero dal servizio non è più attuabile visti gli impegni costanti a cui è chiamato il Comparto Difesa sia in Patria che all’Estero, e non garantisce un equità di trattamento con le Forze di Polizia.
È doveroso valutare e sanare l’attuale iniquità di questo sistema di suddivisione delle risorse prima dell’apertura di questo tavolo concertativo. Questo Cocer non accetterà più una tale ripartizione sproporzionata.
Consideriamo, inoltre, le ripercussioni che ha il Comparto Difesa a causa dei limiti imposti dalla Legge n. 244 del 2012, sia in termini economici che di progressioni di carriera del personale, a differenza del Comparto Sicurezza in continua espansione. Le assurde riduzioni di personale causate dalla riduzione dei volumi organici non solo non permettono il buon funzionamento dello strumento militare ma pregiudicano la sicurezza del personale che, per sopperire alle croniche mancanze di forza lavoro, è costretto ad operare senza addestrarsi adeguatamente e non può recuperare appieno il lavoro svolto, ricoprendo finanche incarichi non precipui del proprio ruolo anche in considerazione dell’elevata età media del personale di tutte le categorie.


Abbiamo avuto già modo di constatare i primi effetti dannosi di questa Legge durante la stesura dei provvedimenti del riordino dei ruoli del personale della Difesa che, a differenza delle Forze di Polizia che hanno ottenuto progressioni economiche certe legate agli avanzamenti di carriera, hanno comportato una serie di norme inapplicabili a causa di un modello diverso sia in termini di numeri che di limitazioni imposte. Inoltre, rivendichiamo fin da oggi una pari assegnazione di risorse su tutte le indennità accessorie che consenta una reale equi ordinazione con le Forze di Polizia.


Per quello che è stato finora detto, il Cocer Comparto Difesa auspica un’urgente inversione di tendenza che può avvenire solo attraverso un intervento politico deciso, e non più rinviabile, teso a:
incrementare le risorse da assegnare esclusivamente alla Specificità del Comparto, definendo con immediatezza il ruolo negoziale del Co.Ce.R.;
assicurare che le risorse per il rinnovo contrattuale 2019-2021 siano adeguate a garantire un incremento salariale dignitoso per il personale, anche in previsione di una rivisitazione dello strumento militare in merito alla modifica urgente della Legge n. 244 del 2012 per la quale si chiede un immediato tavolo di confronto;
aprire attraverso la legge sulla specificità il tavolo della previdenza, contestualmente all’attuale periodo concertativo, come peraltro promesso dal Ministro della Difesa On. Guerini durante il primo incontro con il Co.Ce.R. Interforze;
rivedere la ripartizione delle somme stanziate per l’apertura del tavolo concertativo suddividendole in maniera equa tra i Comparti in quote pro-capite.


I punti sopraelencati sono da ritenersi pregiudiziali all’apertura del tavolo concertativo.

Roma, 22 ottobre 2020

IL COCER COMPARTO DIFESA
Esercito – Marina – Aeronautica

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