Pensioni

Forze armate e di Polizia: la pensione si allontana all’orizzonte?

Il cantiere previdenziale riapre i battenti

Con l’avvicinarsi della manovra finanziaria e la scadenza del 20 settembre per l’invio a Bruxelles del piano di riduzione del debito italiano, il tema delle pensioni torna al centro dell’agenda politica. Il governo e i partiti stanno già discutendo possibili novità da introdurre con la legge di bilancio 2025, considerando che le misure attualmente in vigore come Quota 103, Ape sociale e Opzione donna scadranno il 31 dicembre 2024.

Il vertice del 30 agosto: un banco di prova per la maggioranza

Un importante vertice tra i leader del centrodestra è previsto per il 30 agosto. Questo incontro dovrebbe includere discussioni sulla legge di bilancio e sulle proposte in tema previdenziale. Tuttavia, emergono già alcune frizioni e distinguo tra le forze di maggioranza sulla strategia da adottare per il 2025.

Le prime ipotesi al vaglio del governo

Bonus mirati per posticipare il pensionamento

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), poco propenso ad allentare i cordoni della borsa vista la complessa situazione finanziaria, sta valutando l’introduzione di nuovi bonus specifici per incentivare il rinvio delle uscite previdenziali per alcune categorie, come le forze armate.

Destinazione del TFR alla previdenza complementare

Un’altra proposta in discussione riguarda la destinazione di una parte del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) alla previdenza complementare, soprattutto per i lavoratori under 35. Il sottosegretario al Lavoro Durigon propone di destinare il 25% del TFR ai fondi pensione, mentre altre opzioni prevedono quote più limitate (5-10%) con meccanismi semi-obbligatori.

Forze armate: la pensione si allontana all’orizzonte?

Eccoci di nuovo nel vortice delle “riforme epocali” per le forze armate. Questa volta il tormentone riguarda l’allungamento dell’età pensionabile, un ritornello che risuona nei corridoi del potere da anni, ma che ora sembra prendere una forma più concreta. E non è certo musica per le orecchie di chi indossa la divisa.
Da anni si parla di riforme per il comparto difesa e sicurezza, ma questa volta sembra che abbiano trovato la formula magica: lavori di più, ma ti diamo qualche spicciolo in più.

L’idea di base è semplice: ti chiediamo di rimanere in servizio più a lungo (perché evidentemente inseguire criminali o fare esercitazioni oltre i 60 anni è una cosa normale), e in cambio ti offriamo degli “incentivi”. Ma di che incentivi stiamo parlando? Bonus una tantum? Aumento dello stipendio? O forse un bel certificato di ringraziamento da appendere in salotto?

Ricordiamoci che nell’ultimo decennio, governi di ogni colore hanno brillato per la loro inazione quando si trattava di migliorare concretamente la situazione previdenziale dei militari e dei poliziotti. E ora dovremmo credere che questi misteriosi incentivi compenseranno anni aggiuntivi di servizio?

C’è da chiedersi se chi propone queste “brillanti idee” abbia mai provato a indossare un’uniforme per più di un giorno. Perché allungare l’età pensionabile per professioni che richiedono prestanza fisica e prontezza di riflessi sembra più una barzelletta che una riforma seria.

E poi, parliamoci chiaro: questi famosi incentivi saranno davvero sufficienti a compensare l’usura fisica e mentale di anni aggiuntivi di servizio? O saranno solo una manciata di euro in più al mese, giusto per indorare la pillola?

Nel frattempo, le nostre forze armate si ritrovano di fronte a un bivio: accettare di lavorare più a lungo in cambio di promesse fumose, o opporsi e rischiare di perdere anche quel poco che viene offerto. Un bel dilemma, non c’è che dire.

Resta da vedere se questa ennesima “riforma” si rivelerà l’ennesimo gioco delle tre carte o se, miracolosamente, porterà qualche beneficio concreto. Ma vista la storia recente, permetteteci di essere scettici. Nel frattempo, chi serve il Paese in uniforme continua a farlo con dedizione, sperando che un giorno la politica si ricordi che dietro ogni divisa c’è una persona, non un numero su un foglio di calcolo.

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