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ANALISI DELLA LEGGE DI STABILITA’: I PUNTI SALIENTI DELLA MANOVRA ECONOMICA

Le tabelle del governo parlano di una manovra da 26,5 mld, ma di questi ben
16,8 derivano dall’eliminazione delle clausole di salvaguardia sul versante
degli impegni, mentre su quello delle risorse 14,6 mld “arrivano”
dalla cosiddetta “flessibilità UE”.


E’ evidente che i 16,8 mld di minori impegni non provengono da una
(inesistente) riduzione delle tasse attuali, bensì dalla provvisoria
cancellazione di una clausola che avrebbe imposto l’aumento dell’IVA e delle
accise sui carburanti.
Questo minor gettito fiscale è semplicemente
compensato da un aumento del deficit di 14,6 mld. L’applicazione della “flessibilità UE” non porta soldi, come
ovvio, ma soltanto un debito più elevato.
Ora, che IVA ed accise non aumentino (almeno
provvisoriamente) è di certo una cosa positiva, ma parlare di “manovra” per cose semplicemente non fatte, ma
che si era previsto di fare, è decisamente un assurdo
. Se io penso di
acquistare una casa ma poi non lo faccio, quale sarà l’impatto sull’economia?
Sarà esattamente uno zero. Certo, la mia intenzione avrà generato
un’aspettativa destinata poi a restare delusa, ma così ragionando potremmo
programmare (se fosse possibile) l’acquisto di Marte, salvo poi rinunciarvi,
generando così una “manovra” di infiniti miliardi. E con questo ho
forse dato un’idea a Renzi…
Ma
vediamo nel dettaglio i regalini di Renzi:
1) La decontribuzione per le assunzioni
continuerà anche il prossimo anno
, anche se in misura ridotta. Sono stimati
834 milioni di euro per il 2016 ed un miliardo e mezzo per il 2017. E’ da
notare che non si è voluta inserire alcuna condizionalità, come ad esempio
l’aumento dell’occupazione, per accedere al regalino. Il che significa in
concreto che se un’azienda licenzia un lavoratore – e con il Jobs act può
farlo senza problemi – assumendone un altro al suo posto, gode comunque della
decontribuzione per due anni.
2) Con
effetto immediato dal 15 ottobre scorso è prevista una deduzione extra del 40% alle quote di ammortamento sui nuovi
macchinari acquistati dalle aziende
. In pratica l’azienda che farà un
acquisto per mille euro ne contabilizzerà in realtà 1400 Questa misura
determina un consistente sgravio fiscale sull’acquisto di ogni macchinario,
anche un semplice computer.
3) La cancellazione dell’IMU sugli
“imbullonati”
(i grandi macchinari delle aziende) e sulle prime case signorili, incluso palazzi
e castelli
. Alcune fonti parlano di un risparmio medio per i proprietari di
queste abitazioni di superlusso intorno ai 3.000 euro annui.
4) La riduzione dell’Ires, cioè della tassa
sui profitti, che Renzi vuole portare dall’attuale 27,5 al 24%. Probabilmente
questa riduzione andrà a regime solo nel 2017 (una prima misura ci sarà per il
2016 solo se l’UE accetterà la “clausola migranti” di cui parleremo
più avanti). A regime si tratta di ben 4 miliardi di tasse in meno che
arriveranno dai profitti.
5) Il
ripristino della detassazione sul
“premio di produttività”,
un modo per deviare le richieste
salariali in quell’unica direzione, facendone assorbire i costi non al
padronato, bensì alla fiscalità generale.
Ma, a
fronte di questi regalini ci sono nuove misure antipopolari. Vediamo:
1) In primo luogo il nuovo taglio alla Sanità.
Un taglio di 2 miliardi, dopo che si era sempre rassicurato sulla certezza e
stabilità dei finanziamenti assegnati ad un sistema sanitario che – come
certifica l’Istat – assorbe risorse ben inferiori a quelle della media europea.
Inutile dire che questi tagli, che hanno anche lo scopo di spingere verso la
sanità privata, colpiranno essenzialmente la parte più debole della
popolazione.
2) La
cifra  indicata dal governo per i rinnovi
contrattuali del pubblico impiego grida semplicemente vendetta.
Agli oltre
3 milioni di dipendenti pubblici Renzi ha destinato 200 milioni di euro.
Diciamo 65 euro annui. O, se volete, 5 al mese, ovviamente lordi. Che dire? I
lavoratori pubblici hanno i contratti bloccati dal 2009. Un blocco giudicato
illegittimo dalla Corte Costituzionale, ma a Renzi gli fa un baffo. I 5 euro
mensili lordi sono la sua risposta. Vedremo quale sarà quella dei lavoratori.
  
3) La farsa della flessibilità in uscita,
cioè verso la pensione. Si è molto parlato di questa misura, ma alla fine non
si è fatto niente, dato che l’opzione scelta, quella del part time,
è troppo gravosa per i lavoratori e ben pochi vi faranno ricorso. Per questa
misura il governo ha messo a bilancio la miseria di 100 milioni.
Altro
ci sarebbe da dire sui tagli lineari applicati ai ministeri, sull’assoluta
insufficienza delle risorse destinate alla lotta alla povertà, sul nuovo meccanismo di riscossione del canone Rai (questa
sì una tassa che andrebbe eliminata da subito!), ma credo che la natura di
classe della finanziaria di Renzi sia già fin troppo chiara.

Intanto Matteo
Renzi da Rignano
 galleggia. Egli ama atteggiarsi a decisore, e senza
dubbio lo è, specie quando si tratta di colpire la povera gente, di stracciare
i diritti e la democrazia. E lo è stato soprattutto nel disegnarsi un sistema
istituzionale ed una legge elettorale fatta su misura. Per il resto invece
galleggia, intento a pavoneggiarsi e a non perdere quel consenso decisivo per
restare in sella. In questo è davvero un Berlusconi all’ennesima potenza.

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