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DETENUTO FUGGE RUBA PISTOLA E SPARA AGENTE: ECCO CHI È «TRIGLIETTA», IL CRIMINALE EVASO

LECCE –
Un detenuto piantonato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale «Vito Fazzi» di
Lecce è fuggito stamattina dopo avere sottratto la pistola di ordinanza ad
un’agente di polizia penitenziaria. Si tratta di Fabio Perrone, condannato all’ergastolo per l’omicidio del
45enne slavo Fatmir Makovic e il tentato omicidio del figlio sedicenne
quest’ultimo, durante una sparatoria avvenuta la notte tra il 28 e il 29 marzo
dello scorso anno a Trepuzzi (Lecce).
Durante la fuga Perrone ha ferito
alla gamba un agente di polizia penitenziaria (altri due feriti sono lievi). Il
fuggitivo ha poi bloccato una donna alla guida di un’auto, una Toyota Yaris,
riuscendo a dileguarsi.

Caccia
all’uomo
Le
forze dell’ordine hanno attivato le ricerche: è in funzione un elicottero della
Guardia di Finanza e sono stati attivati posti di blocco in tutto il Salento.
Ad essere setacciato è soprattutto il litorale a nord di Lecce, zona che in
passato è stata frequentata dall’evaso. In queste ore vengono interrogate in
questura tutte le persone presenti al momento dell’evasione. Sono stati
ascoltati anche le due persone rimaste ferite in modo lieve con colpi di
pistola: un visitatore e una guardia penitenziaria. Quest’ultima è ricoverata
in ospedale dove è stata operata perché raggiunta da un colpo di pistola (con
foro di entrata e di uscita) nella parte posteriore della coscia destra. Gli
investigatori sono coordinati dal procuratore aggiunto antimafia Antonio De
Donno.

La
ricostruzione
L’uomo
doveva sottoporsi ad una colonscopia. Scortato dai quattro agenti di polizia
penitenziaria è salito al terzo piano dell’ospedale e quando le guardie gli
hanno tolto le manette, Perrone ha sfilato la pistola dalla fondina di uno
degli agenti e ha cominciato a sparare. Poi ha raggiunto l’area di parcheggio e
ha rubato un’auto alla cui guida si trovava una donna. Si è quindi allontanato
sfondando le sbarre che si trovano all’ingresso della struttura ospedaliera.
Ricerche sono in corso da parte delle forze dell’ordine che hanno istituito
posti di blocco in tutta la zona. Queste prime notizie si sono via via
arricchite di dettagli grazie alle parole dei testimoni oculari. Fabio Perrone,
prima di impossessarsi della pistola dell’agente penitenziario, aveva avuto una
colluttazione con l’agente nella sala endoscopica, appena tolte le manette per
l’esecuzione dell’esame diagnostico. Poi i tentativi di fermare il fuggitivo si
sarebbero protratti nel corridoio dove il detenuto ha esploso diversi colpi di
pistola. Alcuni proiettili sono rimasti incastrati nei muri e nelle porte,
mentre nella sala endoscopica è rimasta una chiazza di sangue per terra accanto
al lettino operatorio. Perrone è poi scappato attraverso le scale ed ha
raggiunto il piano terra. Nel parcheggio dell’ospedale, arma in pugno, ha
sottratta una Toyota Yaris di colore grigio ad una donna ed è fuggito al
volante dell’auto sfondando le barriere poste al varco di uscita. Perrone
sarebbe rimasto ferito ad un occhio. Al massiccio dispositivo di ricerca,
coordinato dalla polizia, partecipano anche carabinieri, polizia penitenziaria
e guardia di finanza.
Il
precedente
Perrone,
ritenuto esponente di spicco della criminalità locale, venne arrestato dai
carabinieri poco dopo l’omicidio di Fatmir Makovic, originario del Montenegro,
ma domiciliato nel campo rom leccese in località «Panareo». Al momento
dell’arresto ed era ancora in possesso della pistola di fabbricazione serba con
la quale aveva esploso numerosi proiettili calibro 9 x 21, svuotando l’intero caricatore,
nella sanguinosa sparatoria avvenuta all’interno del «Gold bar music
restaurant». La condanna al carcere a vita nei confronti di Perrone, accusato
di omicidio volontario aggravato per futili motivi, è stata pronunciata dal
giudice Simona Panzera nel corso dell’udienza del 23 giugno scorso. L’omicida,
infatti, secondo la sua stessa versione, avrebbe sparato dopo un litigio
avvenuto all’interno del locale con alcuni slavi, tutti residenti nel campo rom
di Lecce.
Il
bilancio: tre feriti
Il
bilancio è di tre feriti: un poliziotto penitenziario, un vigilante e un
paziente del nosocomio. Inizialmente si era saputo che i feriti erano due
agenti della polizia penitenziaria. Non corre pericolo di vita l’agente
penitenziario. L’agente, raggiunto da un proiettile alla coscia destra, dopo le
prime cure è stato ricoverato in via precauzionale nel reparto di Rianimazione
dell’ospedale leccese ed ha una prognosi di 30 giorni per la lesione muscolare
provocata dal proiettile che è entrato e uscito dalla gamba senza produrre
lesioni ossee e gravi danni vascolari. Un anziano di 68 anni di Lequile, che si
trovava sul luogo della sparatoria per assistere un parente, è rimasto ferito
in modo lieve alla gamba destra da un proiettile. L’uomo, dopo le cure in
Pronto soccorso, è stato dimesso con una prognosi di cinque giorni. In Pronto
soccorso sono stati assistiti anche cinque infermieri, tutti in stato di choc.
I
sindacati: «Episodio annunciato»
Il
pericolo di fuga dei detenuti dalle strutture sanitari e salentine è stato sollevato
più volte dai sindacati della polizia penitenziaria. E il sindacato di
polizia Osapp ha attaccato: «Siamo pochi: ministro Orlando si dimetta». Per
il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) l’evasione è «un episodio
annunciato». Intervenendo con una dura nota, il segretario nazionale del Sappe,
Federico Pilagatti, afferma: «Lo abbiamo denunciato in tutti i modi possibili;
abbiamo avuto incontri con autorità politiche ed istituzionali a partire dai
presidenti della Regione, agli assessori alla Sanità per rappresentare la
gravità della situazione legata all’accompagnamento di detenuti pericolosi
fuori dal carcere per effettuare visite specialistiche». Il sindacato ha
assunto da tempo una posizione assai critica sulla presunta inadeguatezza degli
ambulatori del carcere «Borgo San Nicola» di Lecce, dove era rinchiuso Perrone per
scontare una condanna all’ergastolo. Tale situazione, infatti, secondo il
Sappe, provocherebbe l’accompagnamento negli ospedali di numerosi detenuti,
anche pericolosi, talvolta affetti da patologie non gravi che potrebbero essere
curate negli ambulatori dell’istituto di pena se adeguatamente attrezzati».
L’amministrazione
penitenziaria avvia un’inchiesta
Il
Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha avviato, a quanto si
apprende, subito dopo l’accaduto, un’indagine amministrativa sull’episodio avvenuto
a Lecce, dove un detenuto portato all’ospedale per una visita medica si è
impossessato dell’arma di un agente penitenziario di scorta e ha sparato,
ferendo tre persone. Gli accertamenti mirano ad avere informazioni dettagliate
sulla dinamica e ad appurare eventuali negligenze. Tra gli elementi che il Dap
deve acquisire, uno riguarda la tipologia della visita che il detenuto doveva
effettuare e cioè se si trattasse di una visita programmata o d’urgenza, le due
tipologie previste dall’ordinamento penitenziario per le quali i detenuti
possono essere condotti in ospedale. La valutazione sull’urgenza è affidata al
medico. Un altro elemento è legato al numero di uomini di scorta. In questo
caso – a quanto risulta – oltre ai due agenti che accompagnavano il detenuto,
era presente l’autista e normalmente la presenza di tre unità risulta regolare
per la scorta di soggetti che non siano detenuti in particolari regimi di
sicurezza, come il 41bis. L’indagine dovrà poi fare luce sulla dinamica, visto
che a un agente è stata sottratta l’arma d’ordinanza con la quale, poi, il
detenuto evaso ha sparato.

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