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BOTTE E SABOTAGGI ALL’ALTA VELOCITÀ: QUESTA È LA SINISTRA

(di Pietro De Leo) – Lo zenith dello scontro si è
avuto poco prima di mezzogiorno, tra il ponte ferroviario di via Stalingrado e
Porta Moscarella. Le Forze dell’Ordine caricano due volte, dopo il tentativo
degli antagonisti (circa 500) di forzare il blocco.
Contro il cordone delle
forze dell’ordine sono lanci di uova e bombe carta. Una di queste colpisce al
torace un funzionario di polizia, che viene portato al Pronto Soccorso in
codice 2, «media gravità».

Oltre a lui, risultano contusioni anche di cinque
carabinieri
. Altre tensioni, poi, si registrano nella zona universitaria e pure
in questo punto della città sono lanci di oggetti contro polizia e carabinieri.
Anche ai bordi di piazza Maggiore un gruppo di antagonisti più giovani,
probabilmente studenti, arriva quasi alla zuffa con i militanti della Lega, il
tutto durante l’intervento di Berlusconi. Poco più in là, un altro gruppo di
manifestanti, residuo dei cortei della mattina, arriva nel primo pomeriggio,
quando la folla aveva iniziato a defluire e molti esponenti del Carroccio e
degli altri partiti avevano già lasciato i bordi del palco. 
A Piazza Re Enzo,
le Forze dell’Ordine mettono in atto un’azione di alleggerimento senza
manganelli
, soltanto avanzando con gli scudi mentre i manifestanti antagonisti
intonano «Bella Ciao» ed altri cori. In piazza Maggiore, intanto, sempre nel
post comizio, Salvini è costretto ad interrompere un collegamento con «Domenica
Live» di Barbara D’Urso, su iniziativa della stessa conduttrice, per la
presenza di alcuni «infiltrati» in piazza.
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    • Alla fine della giornata, il bilancio sarà di due attivisti arrestati. Come al solito, vario il campionario degli striscioni. 
      • «Salvini alle zecche stai attento, a Bologna fischia ancora il vento», oppure «Difendere Bologna dall’invasione leghista», e ancora «Bologna non si lega» e «Contro vecchi e nuovi fascismi, ieri partigiani e oggi antifascisti». Insomma, un copione già visto, in tutto e per tutto, nella manifestazione che la Lega organizzò a Roma il 28 febbraio scorso. Numerose sono state le dichiarazioni politiche che hanno fatto da cornice agli scontri. 
A partire dallo stesso Salvini, che in piazza ha raccomandato ai militanti
leghisti di «non rispondere a provocazioni» e poi ha osservato come «non è
normale che per manifestare in una piazza bella di una città aperta, libera,
democratica e generosa si debba chiedere il permesso di qualche centro
sociale». 
Giovanni Toti, Presidente azzurro della Liguria, esprime su Facebook
solidarietà alle forze dell’ordine. Idem da Emanuele Fiano del Pd. Condanna
agli scontri di Piazza è arrivata anche dal Segretario Generale della Cei,
monsignor Nunzio Galantino, che proprio con il leader del Carroccio ebbe un
aspro scontro a distanza quest’estate. «Ma perché Salvini non può parlare?» ha
detto a Sky, osservando come quelle di Bologna sono «immagini che fanno
vergognare, non è possibile che si possa vedere questo in una società civile. I
giovani cosa imparano da questo? Qual è il frutto?».

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