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RIORDINO: BASTA SOLO ANZIANITÀ, E’ ORA DI FARE LE COSE SERIE

Riordino delle carriere. E
tutti sognano una greca, una torre, un stella, un binario, un baffo e così via.
Perché nelle forze di polizia la spallina non ha solo un significato economico
ma anche e forse soprattutto di prestigio.

Sennonché,
un sistema perfetto presuppone una piramide con a capo “i migliori”. Ma come e
cosa valutare per selezionare i migliori?
La
logica, la scienza e anche Costituzione e leggi[1] imporrebbero,
per la verità, di svolgere ogni selezione attraverso procedure concorsuali e/o
valutazioni delle qualità culturali e professionali e dei rendimenti
conseguiti. Esercizio complicato, ma necessario.
La
realtà mostra, invece, che il comparto sicurezza non si distingue dal resto del
pubblico impiego. Si è seguita ugualmente la strada di concorsi/valutazioni non
adeguatamente trasparenti ed oggettivi oppure, specie per i ruoli non
dirigenziali, si è rinunciato a valutare per favorire demagogicamente la sola
anzianità, meglio se nascosta in regimi transitori con
voci immaginifiche tipo “percorsi agevolati” o“concorsi per
soli titoli”
trasformando la promozione in un incremento
stipendiale mero ed automatico
.
Questa
politica ha sconquassato il sistema e ha generato enormi ed ingiustificate
sperequazioni tra il personale ed evidenti criticità al funzionamento delle
strutture, tanto che, per citare alcuni esempi Guardia di Finanza:
  • nell’affidamento delle pratiche e degli
    incarichi non si considera quasi mai il grado, ma la competenza e
    l’affidabilità;
  • ci sono colonnelli che comandano se stessi
    e tenenti che comandano più di cento dipendenti;
  • ci sono luogotenenti che fanno il
    sottordine in ufficio e marescialli che fanno i capi pattuglia o sono
    titolari di indagini delicate e complicate;
  • ci sono brigadieri capo che fanno gli
    autisti o i piantoni e vice brigadieri che fanno i capi-pattuglia;
  • ci sono appuntati scelti che fanno i
    piantoni e finanzieri impiegati in servizi operativi di polizia
    economico-finanziaria;
  • ci sono addetti di ogni ordine e grado che
    hanno conseguito lauree, master e/o percorsi di qualifiche professionali
    interne (IEF/Esperto d’area in primis) o che più semplicemente svolgono
    con passione ed impegno il proprio dovere, che sono nel contempo
    sovrasfruttati e sottopremiati.
Così il
sistema non può più andare!
Una
corretta politica del personale non può avere come unico ed esclusivo
riferimento la mera anzianità solo perché è più comodo e più popolare. Il
riordino delle carriere deve rappresentare l’occasione giusta per il
cambiamento.
C’è
bisogno di creare un sistema (transitorio compreso!) che tenga sì
conto dell’anzianità, ma anche del titolo di studio (se inerente alla
funzione), dei percorsi di formazione interna e dei rendimenti conseguiti. C’è
bisogno di procedure concorsuali serie e trasparenti che impediscano di
favoritismi di ogni genere. C’è bisogno di valutazioni caratteristiche adeguate
ai tempi. C’è bisogno di ridare dignità al grado collegandolo
alla funzione.  C’è bisogno di dare un’opportunità di crescita
professionale “vera” a tutti i ruoli in ogni momento della carriera, non si
possono decidere le carriere alla fine dei corsi di formazione[2].
Insomma,
c’è bisogno di fare finalmente le cose serie. Lo chiedono i cittadini, lo
chiede il momento, lo chiede il personale, almeno quello che “tira la
carretta”
.
Se non
siamo in grado, allora meglio non fare nulla e mettere subito quei quattro
soldi sul contratto piuttosto che fare altri danni sulle carriere.
Gianluca Taccalozzi
Delegato Co.Ce.R. – Guardia di Finanza.
[1] La
Corte Costituzionale lo ha da ultimo “ricordato” con riferimento alla dirigenza
dell’Agenzia delle Entrate.

[2] circostanza che si riferisce in
particolare al grado di tenente colonnello.

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