Esercito, uomini e mezzi si trasferiranno nel Sud Italia con il progetto “Caserme Verdi”. 26 infrastrutture nuove, ecco la mappa
Sulla ridefinizione delle presenze militari in Italia, il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha spiegato la nuova filosofia in un intervento al Casd, il Centro alti studi della Difesa. Con il progetto ‘Caserme Verdi’ l’obiettivo è quello di realizzare, “utilizzando tutte le risorse a disposizione un bilanciamento tra centro-nord del paese, dove attualmente sono dislocati due terzi delle infrastrutture militari, e il Sud dell’Italia, dal quale oggettivamente proviene la maggior parte del personale militare”.
Per questo è partita una “progressiva azione di dismissione” di una serie di infrastrutture che non sono più utili alla Difesa e per questo si stanno adottando “strumenti e percorsi di valorizzazione adeguati affinché questi immobili possano diventare fattore di crescita economica, integrazione e sviluppo sociale”.
Obiettivo 26 infrastrutture nuove, ecco la mappa
L’Esercito non si nasconde l’urgenza di un intervento dettato da diverse criticità negli attuali assetti immobiliari, molti realizzati più di 70 anni fa. I costi di manutenzione sono ormai esorbitanti, crescono a vista d’occhio. Lo studio, curato dal dipartimento Infrastrutture di Sme, ha ripreso dossier già avviati da tempo. Poi ha avuto un’accelerazione nell’ultimo anno con l’approdo alla guida dell’Esercito del generale Farina.
Sono state individuate 26 infrastrutture. Al Nord est sono cinque: le caserme “Bafile” a Venezia, “Montesanto” a Gorizia , “Trieste-Baracca-Leccis” a Casarsa della Delizia/Orcenico (Pn), il comprensorio “Spaccamela-Bevilacqua-Zavattaro” a Udine e quello “La Comina” di Pordenone. Nel Nord ovest sono in ballo le caserme “Babini” a Bellinzago Novarese (No), “Riberi” a Torino, “M. Fiorito” a Candiolo (To), “Annibaldi e “Santa Barbara” a Milano, “ex Piazza d’Armi – Artale” a Piacenza e il comprensorio “Dalla Chiesa – Perotti” a Fossano (To).
«Gravitazione al Centro-Sud»
La nuova articolazione delle basi militari vede una maggiore concentrazione, in gergo militare “gravitazione”, dal nord verso il centro e il sud d’Italia. Si prevedono sei infrastrutture “verdi” nelle caserme “De Gennaro” a Forlì, “Setti” a Modena, “Mameli” a Bologna, “Bartolomei” a Cesano (Rm), il comprensorio di Camp Darby a Pisa e la Cecchignola nella capitale. Nel meridione sono interessate nove strutture: le caserme “Salomone” a Capua (Ce), “Libroia” di Nocera Inferiore (Sa), “Briscese” a Bari, “Floriani” a Torre Veneri (Le), “Sernia-Pedone” a Foggia, il comprensorio “Ronga-Gucci-Capone” di Persano (Sa); la “Crisafulli Zuccarello” di Messina, la “Mereu-Riva di Villasanta-Monfenera” di Cagliari, il poligono e la caserma “Pisano” di Capo Teulada (Ca).
I progetti pilota per partire subito sono quattro: uno, già avviato, alla Cecchignola. Poi, a seguire, le dislocazioni di Pordenone, Cesano e Foggia.
Moduli omogenei nei nuovi edifici
Dopo una configurazione così diversificata degli immobili militari nel corso della storia d’Italia ora serve procedere secondo criteri standard e uniformi. A partire dalle aree funzionali: il comando, l’area addestrativa, la logistica, gli alloggi e la zona sportiva-ricreativa. Di quest’ultima il documento parla a più riprese di «apertura alla cittadinanza locale», «fruibilità esterna» e di «aumentare l’integrazione con il tessuto sociale». Infrastrutture, tutte, da realizzare con un «basso impatto energetico». In coerenza e d’intesa con l’azione della Spe, la Struttura progetto energia costituita al gabinetto del ministro della Difesa.
Una scommessa cruciale
Quella di “Caserme Verdi” è una sfida strategica per il generale Farina, una delle più importanti per la forza armata. Tra i profili prioritari del progetto c’è il benessere del personale, a partire dal miglioramento della qualità degli ambienti di lavoro. Ma è l’aspetto finanziario la partita più avvincente. La stima di un miliardo e mezzo di costi è indicativa ma il dipartimento Infrastrutture di Sme ha già delineato un crono-programma di interventi. Non manca il confronto con gli oneri attuali di manutenzione, certi e documentati caserma per caserma.