È morto il generale Franco Angioni, padre del “modello italiano” delle missioni di pace
Un comandante che fece la storia
Si è spento all’età di 92 anni il generale Franco Angioni, protagonista assoluto della prima missione militare italiana all’estero dopo la Seconda guerra mondiale. Figura carismatica e rispettata, Angioni è ricordato per aver guidato, tra il 1982 e il 1984, il contingente Italcon in Libano, durante una delle fasi più drammatiche del conflitto in Medio Oriente.
Fu lui, allora colonnello, a dare forma a quello che venne definito il “modello italiano” di intervento internazionale: un approccio basato non solo sulla forza, ma soprattutto sull’equilibrio, il dialogo e il rispetto delle popolazioni locali.
Gli anni del Libano e la nascita del “modello italiano”
Paracadutista della brigata Folgore, Angioni assunse il comando della forza di interposizione Italcon nel settembre del 1982. L’iniziale missione sotto l’egida ONU si trasformò rapidamente in una missione multinazionale – con Italia, Francia e Stati Uniti – dopo il veto sovietico all’Onu.
Angioni guidò fino a 2.500 soldati italiani, imponendo una strategia innovativa: incoraggiò i militari a studiare la cultura locale, distribuì libri e promosse iniziative di dialogo e assistenza umanitaria, come la costruzione di ospedali e strutture civili.
In un contesto dominato da tensioni e violenze, l’Italia riuscì a imporsi come forza di equilibrio e rispetto, guadagnandosi la fiducia delle comunità libanesi. Al termine della missione, nel 1984, Angioni era diventato una figura popolarissima nel Paese dei Cedri e un simbolo di umanità nella divisa.
Un militare e un servitore dello Stato
Nato il 25 agosto 1933, Franco Angioni aveva ricoperto nel tempo numerosi incarichi ai vertici delle Forze Armate, tra cui quello di vicecomandante della brigata Folgore tra il 1977 e il 1978. Dopo la carriera militare, nel 2001 venne eletto deputato come indipendente nelle liste dei Democratici di Sinistra, su proposta di Valdo Spini, che oggi lo ricorda con commozione:
«Ho avuto modo di collaborare con lui – ha detto Spini – quando presiedevo la Commissione Difesa della Camera. Ne ricordo la competenza, la dedizione e l’onore con cui servì il Paese anche da parlamentare».
Il cordoglio del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso profondo dolore per la scomparsa del generale:
«Figura carismatica e militare dallo stile di comando inconfondibile – ha scritto su X – lo ricordiamo per i numerosi e prestigiosi incarichi ricoperti, tra cui quello di comandante del contingente italiano in Libano. Nel 1982 seppe affrontare una delle missioni di pace più complesse, distinguendosi per la capacità di unire rigore operativo e sensibilità umana».
Crosetto ha poi aggiunto:
«La sua leadership rese l’Italia un modello di efficacia e umanità riconosciuto a livello internazionale. Anche dopo il congedo, continuò a servire il Paese con lo stesso senso del dovere e della responsabilità. Figura di riferimento per l’Esercito e per l’intera Difesa, lascia un esempio che continuerà a ispirare le generazioni future».
Un’eredità di dignità e umanità
La scomparsa di Franco Angioni chiude una pagina fondamentale della storia militare e civile italiana. Il suo lascito non è solo quello di un generale valoroso, ma di un uomo che dimostrò come la pace si costruisce anche con il rispetto e la comprensione.
Un modello, quello di Italcon, che ancora oggi è il punto di riferimento per ogni missione di pace tricolore nel mondo.
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