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DOPO LA PREGHIERA DELL’ALPINO LA CHIESA VIETA ANCHE IL CAPPELLO

Il 4 novembre 2015 sembra continuare a lasciare una scia di episodi irrispettosi per il sacrificio dei nostri soldati, proprio nel centenario della Grande Guerra. Mercoledì scorso gli alpini del gruppo Ana della provincia di Vicenza, erano arrivati alla chiesa di San Giovanni Battista a Laghetto, tutti con il loro cappello alpino, per dare l’ultimo saluto ad Antonio Conca, un loro vecchio amico “andato avanti”.
Ma il parroco, prima di celebrare il funerale, ha posto il veto alle penne nere: “in chiesa, con quei cappelli, non entrate”.  Il religioso, senza dare spiegazioni, non ha permesso nemmeno che il glorioso cappello, compagno di vita dell’alpino scomparso, fosse posto sul feretro, e ancora una volta non è stata concessa la preghiera dell’alpino che, già qualche mese fa, sempre in Veneto, fu vietata alla cerimonia di un gruppo Ana trevigiano. Iniziato nel peggiore dei modi questo centenario italiano della prima Guerra Mondiale; oltre alla critica pacifista negli ambienti scolastici, il divieto di depositare fiori al al Monumento alla Vittoria di Bolzano e un imbarazzante ‘ricordo’ istituzionale in cui la Vittoria italiana del 4 novembre 1918 lascia il posto a un antistorico armistizio, per l’ennesima volta anche gli esponenti del Vaticano boicottano i simboli e le tradizioni di corpi e associazioni combattentistiche in cui, lo ricordiamo, hanno prestato valorosamente servizio anche tanti cappellani militari che un secolo fa caddero indossando fieramente il cappello alpino o recitandone la tanto contestata preghiera.

 

 

 

 

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