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Dopo anni di attesa, si riaprono i negoziati per i dirigenti delle Forze armate e di polizia


Accordi sindacali in marcia: avviate le trattative per il triennio 2021-2023

Roma, 24 luglio 2025 – Dopo anni di stallo, finalmente qualcosa si muove. Presso il Dipartimento della Funzione pubblica, si sono ufficialmente aperti i lavori per la definizione degli accordi sindacali relativi al triennio 2021-2023 destinati ai dirigenti delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e delle Forze armate.

Un appuntamento atteso da tempo, che ha visto la partecipazione di tutti i principali attori istituzionali e sindacali del comparto Difesa-Sicurezza, incluso il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, promotore del tavolo, insieme ai ministri Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze), Carlo Nordio (Giustizia), oltre ai vertici delle forze dell’ordine e delle forze armate.


Chi riguarda l’accordo: 24mila dirigenti tra polizia, carabinieri e militari

L’accordo interessa circa 24.000 dirigenti appartenenti alle:

  • Forze di polizia a ordinamento civile: Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria
  • Forze di polizia a ordinamento militare: Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza
  • Forze armate: Esercito Italiano, Marina Militare e Aeronautica Militare

Si tratta della fascia più alta in termini di responsabilità gerarchiche, operative e decisionali. Un comparto che da anni attende il riconoscimento economico e normativo adeguato al proprio ruolo.


Finalmente lo stanziamento: 135 milioni tra vecchio e nuovo triennio

Il ministro Paolo Zangrillo ha fornito dettagli importanti sul fronte economico:

“Sono stanziati 40,7 milioni di euro per il triennio 2018-2020, 41 milioni per il 2021-2023, e 54 milioni cumulativi per il periodo 2024-2026, che diventeranno 18 milioni a regime. È il nostro segnale concreto verso chi serve il Paese in contesti spesso ad alto rischio.”

Il riferimento è anche al ritardo accumulato nelle trattative precedenti, che solo oggi, nel 2025, arrivano a definire accordi per periodi contrattuali già conclusi da anni.


Piantedosi: “Cinque anni di attesa, ora basta”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non ha usato mezzi termini:

“Dopo quasi cinque anni di attesa, si riapre finalmente il confronto sull’area negoziale dei dirigenti delle Forze di polizia e delle Forze armate. È un segnale chiaro: a chi garantisce ogni giorno la sicurezza del Paese va riconosciuto il giusto valore, anche sotto il profilo economico. L’avvio dei lavori per il secondo triennio contrattuale 2021-2023 e la ripresa delle trattative relative al primo triennio contrattuale 2018-2020 rappresentano un primo passo concreto per superare un ritardo non più tollerabile e per ristabilire equità tra ruoli e responsabilità all’interno del comparto”, dichiara il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.


Nordio: “Soddisfazione per la Penitenziaria, troppo spesso dimenticata”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha voluto sottolineare il valore del provvedimento, rivolgendo un pensiero particolare alla Polizia Penitenziaria:

“Siamo lieti di questo provvedimento che rende soddisfazione a tutte le Forze di polizia alle quali va la nostra gratitudine. In particolare, per quanto ci riguarda, alla Polizia Penitenziaria che opera con professionalità e dedizione ogni giorno in un ambiente difficile”.


Crosetto: “Un impegno coerente con la Costituzione”

Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha voluto rimarcare il significato istituzionale e valoriale del passo compiuto:

“L’avvio dell’Area negoziale dedicata ai dirigenti del Comparto Difesa-Sicurezza rappresenta un impegno concreto, verificabile e coerente con i valori costituzionali che ci guidano. L’impegno sarà massimo affinché, senza distinzione di categoria o Forza Armata, sia dato il giusto riconoscimento a chi ogni giorno serve la Repubblica con onore, disciplina e spirito di sacrificio”.


L’intervento di Enzo Letizia: apprezzamento, ma anche un richiamo alla realtà

Durante il tavolo negoziale, Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia , ha tenuto un intervento articolato e lucido che ha saputo tenere insieme riconoscimento politico, rivendicazione sindacale e visione strategica.

“Desidero esprimere apprezzamento per l’apertura del secondo triennio contrattuale 2021-2023,” ha dichiarato Letizia, “che rappresenta un passaggio significativo nella valorizzazione della dirigenza del Comparto Sicurezza e Difesa.”

Ma l’apprezzamento non è privo di condizionamenti: sin dalla prima riunione del 26 giugno, è emersa l’esigenza – condivisa tra le parti – di affrontare i due trienni economici scaduti (2018/2020 e 2021/2023) con una logica unitaria. Gestirli separatamente, ha avvertito, rischierebbe di compromettere coerenza, efficacia ed equità dell’intervento complessivo.


Un impegno di legislatura: dalle promesse ai risultati concreti

Letizia ha riconosciuto l’impegno mantenuto dal Governo, che aveva annunciato l’avvio dell’area negoziale dirigenziale già in occasione della firma del contratto del personale non dirigente nel dicembre scorso. Un impegno che, ha ricordato, ha una portata politica precisa, avallata dalla stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel novembre 2023, e che ha già prodotto risultati visibili: dal finanziamento triennale 2025-2027 fino al più alto stanziamento mai registrato per l’area dirigenziale.

Tuttavia, Letizia non ha esitato a segnalare il rischio di lasciare fuori dal perimetro negoziale il triennio in corso (2024-2026), già oltre la metà, e ha definito “insoddisfacenti” le risorse attualmente stanziate.


“60 euro netti mensili? Inadeguato e inaccettabile”

Letizia ha poi affrontato con numeri alla mano la situazione della Polizia di Stato, portando alla luce un dato allarmante:

“Lo sviluppo economico pro capite netto – al netto della perequazione – si attesta a circa 60 euro mensili. Questo è ciò che riceve, concretamente, chi ogni giorno garantisce l’ordine democratico del Paese.”

Una cifra definita non adeguata sotto ogni profilo: economico, simbolico e di giustizia contrattuale. Da qui la richiesta ferma e determinata di risorse aggiuntive per il triennio in corso, attraverso la prossima legge finanziaria o un provvedimento ad hoc.


Superare il “modello sospeso”: serve una riforma definitiva

Nel passaggio finale del suo intervento, Letizia ha puntato l’attenzione su una questione strutturale: l’attuale modalità di finanziamento dell’area negoziale dirigenziale, tuttora disciplinata da norme sospese e mai definitivamente riformate.

Ha sottolineato con favore che, grazie a un emendamento al decreto Milleproroghe, il Governo ha prorogato fino al 31 dicembre 2026 la disapplicazione dei commi 5 e 6 dell’art. 46 del D.lgs. 95/2017, evitando così gravi decurtazioni sugli aumenti stipendiali destinati a dirigenti e ufficiali superiori.

Ma ha anche lanciato un chiaro messaggio:

“Ora è tempo di andare oltre la proroga. È tempo di costruire un modello stabile e coerente con la missione di chi rappresenta lo Stato in prima linea. La dirigenza non chiede privilegi, ma equità.


“Essere parte di un progetto istituzionale”: l’appello finale

L’intervento di Letizia si è chiuso con un appello carico di senso istituzionale:

Confidiamo che questo tavolo sia il luogo dove ascoltare, rispondere e costruire soluzioni. La nostra professionalità e il nostro impegno meritano un riconoscimento reale, non solo formale.”

In un momento storico in cui la tenuta del sistema sicurezza è messa alla prova da pressioni interne ed esterne, l’appello alla responsabilità politica e alla coerenza finanziaria lanciato da Letizia non può e non deve cadere nel vuoto.

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