Difesa, via al progetto M3A: sei nuovi aerei per proteggere le rotte e le infrastrutture sottomarine italiane
Un ritorno alla sorveglianza dei mari
Il Ministero della Difesa ha dato il via al programma M3A, una collaborazione tra Marina Militare e Aeronautica Militare per riportare in servizio una vera capacità di pattugliamento e lotta antisommergibile.
Dopo il ritiro, nel 2017, dei vecchi aerei BR1150 Atlantic, l’Italia è rimasta senza una piattaforma dedicata alla difesa subacquea. Ora, con sei nuovi velivoli marittimi multiruolo, il Paese punta a ristabilire il controllo sulle acque del Mediterraneo, una regione sempre più strategica per traffici, infrastrutture energetiche e sicurezza.
Un progetto urgente e condiviso
Il programma è considerato una priorità immediata e avrà finanziamenti già nel 2025, come previsto dal piano triennale della Difesa.
Il governo ha stanziato 576 milioni di euro per la fase iniziale: la maggior parte dei fondi sarà disponibile subito, mentre ulteriori risorse arriveranno nei prossimi anni per completare lo sviluppo e l’acquisto.
L’obiettivo è ricostruire in tempi brevi una capacità che consenta all’Italia di monitorare e proteggere il traffico marittimo, individuare minacce subacquee e garantire una sorveglianza costante delle proprie acque e di quelle dell’Alleanza Atlantica.
Nuove tecnologie e cooperazione tra forze armate
Il M3A non sarà solo un nuovo aereo: sarà il fulcro di una rete di sistemi e sensori che integrerà mezzi navali, aerei e subacquei.
Il piano prevede infatti anche l’introduzione di droni subacquei autonomi, in grado di esplorare e monitorare aree estese senza equipaggio, e l’ammodernamento dei jet da ricognizione G550 dell’Aeronautica, usati per la raccolta di informazioni e guerra elettronica.
Questa combinazione di strumenti consentirà di fondere dati provenienti da diversi sensori, rendendo le operazioni più rapide e precise.
Dalla transizione al rilancio
Oggi l’Italia dispone solo di quattro aerei P-72A, basati a Sigonella, che svolgono missioni di sorveglianza e ricerca in mare.
Questi velivoli, costruiti da Leonardo, sono efficaci per l’osservazione e il controllo dei confini, ma non sono progettati per individuare e contrastare sottomarini.
Il nuovo M3A riporterà invece una vera capacità antisommergibile, permettendo di localizzare e, se necessario, neutralizzare minacce sottomarine o di superficie in aree lontane dalla costa.
Un sistema integrato con elicotteri e alleati
La Marina Militare continuerà a impiegare i suoi elicotteri NH90 e AW101, che già garantiscono una solida difesa ravvicinata contro i sottomarini.
Con l’arrivo del M3A, l’Italia potrà coordinare elicotteri, navi e aerei in un’unica rete di sorveglianza marittima, migliorando l’efficacia complessiva delle missioni.
In parallelo, la cooperazione con gli alleati NATO consentirà di coprire in modo continuativo le aree più sensibili del Mediterraneo, dal Tirreno all’Egeo, fino agli accessi al Canale di Suez.
Un tassello strategico per la difesa europea
La decisione di investire nel M3A rafforza la posizione dell’Italia all’interno della NATO e nel Mediterraneo.
Il nuovo sistema aumenterà la capacità dell’Alleanza di proteggere le infrastrutture sottomarine critiche, come gasdotti, cavi per le comunicazioni e linee energetiche, sempre più esposte a rischi e sabotaggi.
Dal punto di vista industriale, il programma rappresenta anche un volano per il settore aerospaziale nazionale, consolidando il ruolo dell’Italia come centro di competenza tecnologica e operativa nel controllo marittimo.
Con il M3A, Roma trasforma un vuoto strategico in una nuova leva di sicurezza e influenza nel Mediterraneo.
