Difesa, il Ministro incontra i sindacati: tra applausi e strette di mano si attendono i fatti concreti
UN VERTICE DAL SAPORE ISTITUZIONALE: CROSETTO METTE LA FACCIA, MA IL PIATTO RESTA VUOTO
Un tavolo affollato, un comunicato ben pettinato e parole dal tono solenne. Potrebbe sembrare l’inizio di una svolta per le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari.
Crosetto si dice soddisfatto: “Passi avanti nel dialogo”, “nuove metodologie condivise”, “impegno per il benessere del personale”. Frasi eleganti, certo. Ma concretezza? Quella, per ora, latita. I problemi restano gli stessi da decenni. E non basta sedersi attorno a un tavolo per risolverli.
“Serve un rinnovamento profondo – ha detto Crosetto– con investimenti sul personale, una formazione adeguata e la modernizzazione delle regole. Confermo la volontà di ascoltare, rispondere e agire con rapidità e concretezza. Il nostro obiettivo comune è garantire che chi lavora nella Difesa abbia dallo Stato l’attenzione che merita.”
UNA PLATEA DA CARTOLINA: GLI ALTI GRADI E IL CERCHIO MAGICO DEL MINISTRO
A fare da cornice all’incontro, una platea istituzionale ben nutrita. Oltre ai segretari delle sigle sindacali rappresentative, hanno preso posto i Capi di Stato Maggiore, il sottosegretario Matteo Perego di Cremnago, con delega ai rapporti sindacali, e una presenza silenziosa ma significativa: Domenico Rossi, ex sottosegretario alla Difesa, oggi dato come consigliere del Ministro.
Una passerella perfetta per dare solennità all’incontro. Peccato che, al di là delle foto ricordo, nessun contenuto rilevante sia emerso. Solo frasi ad effetto. Eleganti, ma vaghe. Scritte per non scontentare nessuno, e per non impegnare nessuno.
I SINDACATI MILITARI RESTANO VIGILI: BASTA PAROLE, SERVONO FATTI
Se i vertici della Difesa esibiscono entusiasmo istituzionale, non tutte le associazioni sindacali esultano. E a ragione. Non è la prima volta che vengono convocate, ascoltate, rassicurate e poi dimenticate. Da anni denunciano la necessità di una rappresentanza piena, di strumenti reali di contrattazione, di investimenti veri e misurabili sul personale.
I problemi non mancano: stipendi stagnanti, arruolamenti in crisi, pensioni non rivalutate, formazione inadeguata. Se si investe – e Crosetto lo dice spesso – si investa allora sui militari, non solo sui sistemi d’arma.
Non basta dire che le Forze Armate sono fondamentali per il Paese. Servono scelte politiche che lo dimostrino. Con numeri, fondi, norme. Non con frasi ispirate.
DALLA RETORICA AGLI EURO: IL PASSO CHE I MILITARI ASPETTANO
Dopo anni di parole, i militari italiani si aspettano fatti, non comunicati. Se davvero la Difesa è “centrale per la sicurezza nazionale”, come sostiene il Ministro, allora è il momento di dimostrarlo con fondi certi, nuove assunzioni, stipendi adeguati e una riforma pensionistica che non penalizzi chi serve lo Stato in divisa.
E mentre si finanziano nuovi programmi d’armamento e si rilanciano piani strategici ad ampio raggio, nessuno – proprio nessuno – si azzarda a parlare di cifre stanziate per il personale. Una dimenticanza? No, un segnale preciso.
I sindacati lo sanno bene. Ed è per questo che non applaudono. Aspettano.
Quello che i militari – e chi li rappresenta – si augurano davvero è che questa riunione non sia stata convocata solo per dovere d’ufficio, per smarcare una voce in agenda e archiviare la giornata con una foto di rito. Come se fosse un passaggio obbligato, più che un segnale autentico di volontà politica. Perché se il confronto serve solo a rispettare il protocollo, e non a cambiare davvero le cose, allora siamo di fronte all’ennesima occasione persa. Un altro giro a vuoto nel labirinto della modernizzazione annunciata ma mai attuata.
E finché al tavolo si porteranno solo parole ben confezionate, la sfiducia – silenziosa ma determinata – continuerà a serpeggiare tra chi quella divisa la indossa ogni giorno.
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