Depistaggi Cucchi, confermata la condanna per il colonello dei carabinieri Sabatino
Regge sostanzialmente anche in appello l’impianto accusatorio della Procura di Roma nel procedimento sui depistaggi legati alla morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel 2009, che chiamava in causa la catena di comando dei Carabinieri.
I giudici di secondo grado hanno confermato la condanna a 1 anno e 3 mesi per il colonnello Lorenzo Sabatino e quella a 2 anni e 6 mesi per Luca De Cianni. I giudici, così come sollecitato dalla Procura generale, che aveva però chiesto l’assoluzione per Sabatino, hanno riconosciuto l’intervenuta prescrizione per il generale Alessandro Casarsa e per i militari dell’Arma Francesco Cavallo e Luciano Soligo.
Assolti, invece, Massimiliano Colombo Labriola e Tiziano Testarmata, già condannati a 1 anno e 9 mesi. Ridotta la pena a 10 mesi per Francesco Di Sano. Sabatino aveva rinunciato alla prescrizione. In primo grado, nell’aprile del 2022, erano stati condannati tutti gli 8 Carabinieri imputati. Nel corso dell’appello, due parti civili, agenti della Penitenziaria, hanno revocato le costituzioni, mentre era già intervenuta quella della famiglia.
La senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, era presente in aula al momento della lettura del dispositivo. “Una sentenza estremamente importante, soprattutto considerato il momento storico che stiamo attraversando – ha commentato -. Oggi in quest’aula è stata confermata la sentenza di primo grado riguardo ai reati commessi dalla cosiddetta scala gerarchica successivamente all’uccisione di mio fratello”. Il difensore di Testarmata, l’avvocato Carlo Bonzano, esprime “viva soddisfazione” per “un risultato che demolisce le sicurezze troppo frettolosamente sbandierate da tanti, troppi soggetti a vario titolo interessati a questa vicenda. Ora dovrebbero chiedere scusa per avere offeso la dignità dell’uomo e dell’ufficiale dei Carabinieri che hanno gratuitamente vilipeso e che invece la Corte oggi dà atto avere come sempre adempiuto il suo dovere e servito le Istituzioni”.
Dal canto suo, l’avvocato Diego Perugini, legale di parte civile di Nicola Minichini, uno dei tre agenti della Polizia Penitenziaria finiti sul banco degli imputati nel primo processo e poi assolti in via definitiva per non aver commesso il fatto, parla di “conferma poderosa della sentenza di primo grado. È chiaro a tutti quale tremendo danno sia stato fatto a un povero servitore dello Stato che, proprio a causa dell’operato di questi e di altri imputati, ha dovuto subire lunghi e ingiusti processi”. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, i giudici affermavano che “l’ampia istruttoria dibattimentale ha permesso di ricostruire i fatti contestati e di accertare un’attività di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Cucchi, volta ad allontanare i sospetti che ricadevano sui Carabinieri, per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino”.
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