Crosetto tuona sui social: Forze dell’ordine sotto attacco. ‘L’Italia protegge Caino e abbandona Abele’
Il ministro della Difesa Guido Crosetto lancia l’ennesimo grido d’allarme sulla sicurezza in Italia, puntando il dito contro un sistema che, a suo dire, tutela più gli aggressori che le forze dell’ordine. In un tweet al vetriolo, il ministro denuncia le continue aggressioni subite da chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza.
Un quadro a tinte fosche: la denuncia del ministro
“Un giorno un carabiniere, un altro un poliziotto o un finanziere. Ieri sera una guardia carceraria”, esordisce Crosetto, dipingendo un quadro a tinte fosche della situazione attuale. Il ministro non usa mezzi termini: “Ogni giorno le persone cui demandiamo la difesa della nostra sicurezza, vengono aggredite”.
La radice del problema: mancanza di deterrenza e tutela degli aggressori
Ma qual è la causa di questa escalation di violenza? Secondo Crosetto, il problema risiede nella mancanza di deterrenza: “Questo accade perché gli aggressori non hanno paura delle conseguenze, perché in qualche modo si sentono tutelate”.
Il paradosso della sicurezza: forze dell’ordine sulla difensiva
Il ministro non si ferma qui e lancia una stoccata alle politiche attuali: “Per contro le forze di polizia hanno paura di essere accusate e punite in caso di reazione alla violenza”. Un paradosso che, secondo Crosetto, mette a rischio l’incolumità di chi dovrebbe proteggerci.
Caino e Abele: la metafora biblica di Crosetto
“Alla fine per difendere Caino facciamo del male ad Abele”. Un’immagine forte che sintetizza il pensiero del ministro sulla situazione attuale. E Crosetto non ha dubbi su da che parte stare: “Io non ho alcun dubbio sulla parte da difendere e sulla parte con cui essere più indulgente”.
Il ministro chiude il suo intervento con un appello allo Stato, chiedendo maggiore durezza verso chi delinque, “non parlo di nuove norme”, precisa, ma di applicare quelle esistenti con più rigore. L’obiettivo? “Evitare che passi il concetto che in Italia nessuno paga”.
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Dalle parole ai fatti: il governo alla prova
Le parole di fuoco di Crosetto accendono i riflettori su un tema scottante, ma lasciano un retrogusto amaro. Il ministro siede al tavolo di chi potrebbe cambiare le cose. Mentre il suo tweet fa il giro del web, ci si chiede: oltre a 280 caratteri di indignazione, cosa bolle in pentola nei palazzi del potere?
Il grido d’allarme di Crosetto risuona forte, ma l’eco si perde nei corridoi ministeriali. Siamo davvero un Paese che protegge più Caino che Abele, come tuona il ministro? E se così fosse, cosa impedisce a chi è al timone di virare la rotta?
La sfida al governo: oltre l’indignazione social
Mentre il dibattito infuria sui social, la domanda che serpeggia tra i cittadini è una sola: dai tweet all’azione, quando vedremo la svolta? Il ministro ha lanciato il sasso, ora tocca al governo raccoglierlo. O forse, in questa Italia che Crosetto descrive alla deriva, anche i ministri si sentono con le mani legate, capaci solo di twittare la loro frustrazione?
La palla è nel campo del governo. I cittadini, e le forze dell’ordine, attendono risposte. E azioni. Perché se è vero che in Italia nessuno paga, come suggerisce Crosetto, è altrettanto vero che i tweet, per quanto incendiari, non hanno mai arrestato un criminale.
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