Crosetto: ‘Siamo impreparati a un attacco sul territorio nazionale.’ Piano di riarmo con maggiori investimenti
ROMA – In uno scenario internazionale sempre più complesso, l’Italia ridisegna la sua politica di difesa. Un cambiamento significativo, illustrato dal ministro della Difesa Guido Crosetto durante l’intervista a “Cinque minuti”, che riflette le nuove sfide globali.
La consapevolezza del cambiamento
“Ci siamo resi conto che non eravamo preparati”, rivela Crosetto, delineando un quadro di rinnovata attenzione alla difesa territoriale. Una riflessione che nasce dall’osservazione degli eventi internazionali recenti, dall’Ucraina al Medio Oriente, che hanno modificato gli equilibri globali.
«Abbiamo avuto un leggero aumento dei soldi per gli investimenti sulle armi perchè ci siamo resi conto che non eravamo preparati ad affrontare una guerra sul nostro territorio o un attacco perché negli ultimi anni avevamo costruito una difesa, una delle migliori al mondo per le operazioni di pace a livello internazionale, ma ci eravamo dimenticati che qualcuno poteva attaccarci».
La nuova distribuzione delle risorse
La manovra finanziaria racconta una storia di scelte strategiche: il ridimensionamento del Fondo automotive si accompagna a un importante investimento di 11,3 miliardi nel settore della difesa. Un piano ambizioso che si estende fino al 2039, includendo sviluppi in ambito aeronautico, navale e tecnologico.
Le sfide economiche
L’obiettivo NATO del 2,5% del PIL destinato alla difesa pone questioni rilevanti per un Paese come l’Italia. La proposta di escludere le spese militari dal Patto di Stabilità emerge come possibile soluzione per bilanciare gli investimenti nella difesa con le altre necessità del Paese.
Evoluzione della sicurezza interna
Significativo il ripensamento dell’operazione “Strade e Stazioni Sicure”: dopo un incremento iniziale di 800 unità, si prospetta una graduale transizione verso un maggior impiego delle forze di polizia. Una riorganizzazione che mira a ottimizzare le risorse e le competenze specifiche di ogni corpo.
Mentre il mondo si riarma, il nostro Paese corre ai ripari con vent’anni di ritardo, sperando di recuperare il tempo perduto a suon di miliardi. Una corsa contro il tempo che sa tanto di “meglio tardi che mai” – sempre che il “tardi” non si riveli troppo tardi.
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