Crisi: ecco ora cosa potrebbe succedere alla Difesa
Le dimissioni di Conte ora sono nelle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella, Comandante Supremo delle Forze Armate che, già nelle prossime ore, coi Consiglieri militari, valuterà i possibili nomi per Palazzo Baracchini in caso di una formazione pro tempore.
La volontà sarebbe quella di affidare la Difesa a un profilo che conosce bene le dinamiche di un Dicastero strategico che ha vissuto, nell’ultimo anno, un forte immobilismo. La stessa legge sulla sindacalizzazione, le Vittime dell’uranio, gli F35, le riforme delle carriere, tutti fascicoli senza risposte che oggi sono sulla scrivania del Presidente Mattarella.
Proprio l’argomento scottante sui sindacati, sbandierato dai grillini in campagna elettorale per cambiare il Paese, sarebbe sotto l’attenta valutazione del Capo dello Stato.
Scenario diverso si presenterebbe con un’alleanza PD – M5S – LeU che aprirebbe a una nuova fase di indebolimento del comparto Difesa, ricordando la più bassa percentuale del PIL destinata in passato alle Forze Armate e la caccia ai miliardi per la prossima legge di bilancio potrebbe interessare, appunto, proprio la Difesa con un forte taglio. Ancora, le continue richieste di numeri identificativi, il blocco dei contratti e, non ultimo, la mancata attenzione verso chi serve lo Stato (vedasi le visite in cella dell’esponente del PD Scalfarotto ai presunti assassini del Brigadiere Cerciello).
Nel caso di una coalizione guidata da Salvini, il Presidente Mattarella sarebbe favorevole a un nome proposto dalla leader di FdI Giorgia Meloni che gode di un forte consenso tra le donne e gli uomini in divisa e questo, politicamente, permetterebbe di non concentrare troppi poteri nelle mani del capo della Lega.
Ipotesi diversa sarebbero invece le elezioni immediate che chiamerebbero alle urne gli italiani, compresi quelli con le divise e i loro familiari. La volontà degli elettori ristabilirebbe una condizione democratica e aprirebbe a una nuova era politica da cui ripartire.