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“Cosa si aspetta a sottoscriverlo?”: Il grido dei militari per il contratto Sicurezza e Difesa

Nell’affannosa corsa pre-elettorale, il Governo prometteva mari e monti ai militari, agitando il miraggio di un contratto imminente. Ma ora, con le urne europee ormai archiviate da quasi un mese, quel fermento si è dissolto come nebbia al sole. Il silenzio assordante che ne è seguito fa sorgere un dubbio: erano promesse o solo specchietti per le allodole?

In questo clima di crescente tensione e incertezza nel comparto sicurezza e difesa, l’Unione Sindacale Marinai (U.Si.Mar.) lancia un appello che suona come un colpo di cannone in un mare di chiacchiere. Mentre il Governo promette aumenti, l’U.Si.Mar. chiede di passare dalle parole ai fatti, mettendo in luce le possibili conseguenze di un prolungato stallo.

L’appello alla ragione: U.Si.Mar. chiede la ripresa del dialogo

Il comunicato dell’U.Si.Mar. non usa mezzi termini:

“L’U.Si.Mar. chiede al Ministro della Funzione Pubblica e della Difesa di riconoscere quanto prima i noti aumenti da elargire a favore del personale militare, tanto proclamati e annunciati dall’attuale Governo.

Diversi sindacati militari, che siedono al tavolo delle trattative, hanno deciso al momento di sospendere tali attività di concertazione allo scopo di ottenere dal Presidente del Consiglio ancora maggiori risorse. Auspichiamo al contrario che il dialogo riprenda, soprattutto in vista della convocazione delle sigle sindacali da parte del Ministero della Funzione Pubblica per i prossimi giorni.”

Priorità chiare: Focus su aumenti fissi e previdenza dedicata

“Le parti sociali e le amministrazioni sono intanto d’accordo nel destinare quasi tutte le risorse alla parte fissa e minimamente all’accessoria. L’U.Si.Mar. chiede ai Ministri di riferimento, unitamente alla rapida sottoscrizione del contratto, garanzie sulle ulteriori risorse da destinare nella prossima finanziaria alla ‘previdenza dedicata’.”

Il rischio nascosto: La possibile frattura del comparto sicurezza

Ma è l’ultimo passaggio del comunicato a suonare come un campanello d’allarme.

“Sarebbe devastante se tali comportamenti attuati da parte dei nuovi sindacati militari andassero a minare la compattezza del comparto (come già sta avvenendo) dopo le tante ‘buone battaglie’ vinte negli ultimi decenni al fianco dei colleghi delle Forze di Polizia ad ordinamento civile.”

La presa di posizione dell’U.Si.Mar. suscita interrogativi che vanno oltre la mera contrattazione sindacale. In un momento in cui la sicurezza nazionale è al centro dell’attenzione globale, quanto possiamo permetterci di lasciare il personale militare in un limbo contrattuale? E soprattutto, quanto rischiamo di compromettere l’unità e l’efficacia del nostro sistema di difesa con queste prolungate negoziazioni?

Mentre il dibattito infuria, migliaia di uomini e donne in uniforme continuano a servire il Paese, aspettando che la politica e i sindacati passino dalle parole ai fatti. La domanda che aleggia nell’aria è: quanto dovranno ancora aspettare prima di vedere risultati concreti? La palla ora è nel campo del Governo e dei sindacati. Resta da vedere se sapranno cogliere l’appello dell’U.Si.Mar. e trasformare le promesse in realtà, prima che la pazienza del personale militare raggiunga il punto di non ritorno.

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