CORTE DEI CONTI: ILLEGITTIMA LA SPECIALE INDENNITÀ DEI VICECOMANDANTI DELL’ARMA
I vicecomandanti generali dei carabinieri non hanno diritto alla sip-speciale indennità pensionabile. Lo ha deciso la Corte dei Conti e la questione è ben nota agli addetti ai lavori perché si tratta di cifre considerevoli. La sip, infatti, è un emolumento in busta paga pari a circa 5-6mila euro netti in più al mese.
La somma annuale lorda, cita la magistratura contabile in un’altra decisione, è pari a 115.025,28 euro. Cifra corrisposta quando l’alto ufficiale va “in ausiliaria” – una volta lasciato il servizio, è un periodo di cinque anni in cui l’alto ufficiale può essere richiamato dalla Difesa – e poi entra a far parte dell’assegno pensionistico. In pratica, con la sip la pensione può arrivare fino a 14mila euro netti mensili. La speciale indennità fu istituita per il capo della Polizia-direttore generale della Ps nel 1981, poi estesa nel 1987 ai comandanti generali dell’Arma e della Guardia di Finanza, al capo della Forestale e del Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria); nel 1997 diventò appannaggio anche dei capi di Stato maggiore della Difesa, di Esercito, Marina, Aeronautica e del segretario generale della stessa Difesa. Poi, però, la speciale indennità se la sono attribuita anche i vicecomandanti dell’Arma e della Finanza. Non la Polizia di Stato, tanto che il ricorso per il riconoscimento dell’assegno del prefetto Luigi De Sena, quando era vicecapo vicario della Ps, fu respinto proprio dalla magistratura contabile alcuni anni fa. Ora, a fine dicembre, si è pronunciata la sezione centrale del controllo sugli atti del governo presieduta da Pietro De Franciscis.
In ballo i decreti di assegnazione della sip – trasmessi alla Corte dall’ufficio centrale di bilancio del ministero della Difesa – di tre vicecomandanti dei carabinieri: i generali di corpo d’armata Carlo Alfiero, Salvatore Fenu ed Ermanno Vallino. Sullo sfondo, la legittimità del super-assegno nella sequenza dei numeri due dell’Arma, quasi una ventina di posizioni in bilico. La magistratura contabile ha fissato uno spartiacque: «Ai fini del calcolo dell’indennità di ausiliaria, la valutazione della speciale indennità pensionabile» citata dal nuovo codice dell’ordinamento militare «non potrà più essere effettuata» a decorrere, dice la delibera, «dal 9 ottobre 2010» cioè la «la data di entrata in vigore dello stesso codice militare». Rispetto a quel termine, oltre a Fenu, Alfiero e Vallino si salvano dalla scure della Corte, tra gli altri, i vicecomandanti dell’Arma Roberto Santini, Roberto Cirese, Goffredo Mencagli, Massimo Cetola, Giorgio Piccirillo e Stefano Orlando. Mentre la Difesa a questo punto dovrebbe fare un’azione di recupero somme nei confronti dei generali Corrado Borruso, Michele Franzè, Carlo Gualdi, Clemente Gasparri, Massimo Iadanza e Antonio Girone, numeri due dell’Arma finiti “in ausiliaria” dopo l’entrata in vigore del nuovo ordinamento militare. La decisione della magistratura contabile, è inevitabile, produrrà a sua volta altro contenzioso. Resta poi da vedere cosa accadrà con le posizioni analoghe della Guardia di Finanza. Certo è che oggi la figura del vicecomandante è in discussione visto che, dopo il comandante generale, nell’Arma come nella Finanza il numero due effettivo è il capo di Stato maggiore. E il Movimento 5 stelle al Senato ha già presentato un disegno di legge per l’abrogazione dei vicecomandanti dei carabinieri e della Gdf.
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