Contrabbando su Nave Capri: otto imputati a giudizio
Processo al via a gennaio: nel mirino otto persone, tra cui due ufficiali tarantini della Marina
Partirà a gennaio il processo che dovrà chiarire le responsabilità di otto imputati, tra i quali figurano due ufficiali tarantini della Marina militare, finiti nella bufera per il presunto contrabbando internazionale di merci e tabacco a bordo di Nave Capri, impegnata fino al 2018 nella missione «Mare Sicuro» in acque libiche.
L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca, aveva portato nel giugno dello scorso anno all’esecuzione di cinque misure cautelari da parte della Guardia di Finanza di Brindisi. Nella giornata di ieri, il giudice Benedetta Nestore ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati.
Il precedente: un filone già noto agli inquirenti
L’inchiesta trae origine da un precedente procedimento per fatti analoghi, che anni fa aveva già coinvolto diversi militari e portato a una condanna definitiva a 5 anni e 8 mesi di carcere per uno degli ufficiali coinvolti. Il nuovo filone avrebbe rivelato un sistema organizzato e ramificato che, secondo la procura, operava con modalità quasi identiche.
Il meccanismo del contrabbando: 300 chili di sigarette nascosti a bordo
Secondo l’accusa, circa 300 chilogrammi di sigarette sarebbero stati nascosti nelle cale della nave e successivamente sbarcati nei porti italiani per essere venduti a conoscenti e colleghi. Al vertice del presunto sistema, secondo gli inquirenti, ci sarebbero stati due ufficiali superiori che avrebbero acquistato quintali di “bionde” di provenienza estera e li avrebbero movimentati tra le basi militari libiche e i porti di Brindisi, Augusta e La Spezia.
False fatturazioni e società “cartiere”
Il meccanismo di copertura prevedeva un sistema di false fatturazioni a favore di società cartiere riconducibili a un ufficiale libico, alle quali venivano attribuite forniture mai effettuate. Secondo gli investigatori, parte dei fondi destinati alla logistica della nave sarebbe stata dirottata per finanziare l’acquisto di tabacco.
Un ufficiale con incarichi di gestione patrimoniale avrebbe inoltre piazzato uomini di fiducia nei ruoli chiave, predisponendo false indagini di mercato e documenti artefatti per indirizzare appalti e forniture alle società compiacenti.
Ruoli e complicità: una rete interna alla Marina
Per la procura, un sottocapo in servizio sulla nave avrebbe avuto il compito di procacciare clienti per la vendita delle sigarette, mentre un ufficiale responsabile delle operazioni di bordo si sarebbe occupato del trasferimento della merce di contrabbando in Italia.
Un corriere avrebbe infine gestito i trasporti tra Brindisi e La Spezia, dove la “merce” veniva caricata su un’altra nave per la consegna finale.
Le indagini hanno inoltre fatto emergere il presunto coinvolgimento di alcuni familiari di uno degli ufficiali principali, accusati di aver nascosto parte del carico illegale.
L’attesa per il processo
Il procedimento penale si aprirà nei primi mesi del 2026. L’attenzione resta alta, soprattutto per il coinvolgimento di personale della Marina militare in un presunto traffico che, secondo l’accusa, si sarebbe sviluppato sfruttando mezzi e risorse pubbliche in un contesto di missione internazionale.
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