Comandante dei carabinieri condannato: faceva indagini «su richiesta» di una donna
(di Massimiliano Nerozzi per Il Corriere della Sera) -A un certo punto la vicenda si era fatta imbarazzante: per far controllare una coppia a lei invisa, invece di chiamare il 112, la donna telefonava direttamente all’allora comandante del nucleo operativo e radiomobile di Pinerolo, che mandava la pattuglia. Altre volte invece, l’ex carabiniere avrebbe usato i terminali dell’Arma per fare indagini a richiesta, altre volte ancora avrebbe convocato in caserma persone.
La storia è finita (in attesa dell’Appello) oggi pomeriggio (15 giugno) davanti alla terza sezione penale del tribunale (presidente Piergiorgio Balestretti): Francesco Primerano, 66 anni, luogotenente ora in pensione, è stato condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio; 7 anni invece per la donna, Caterina Odetto, 55. Oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per entrambi.
Sostanzialmente accolta dunque la ricostruzione del pubblico ministero Elisa Pazé, che aveva chiesto dichiararsi la prescrizione per l’ipotesi di circonvenzione di incapace, come poi deciso dai giudici.
Nata per caso, dalle intercettazioni di un’inchiesta su una pistola rubata al poligono di Perosa Argentina, la faccenda si era infatti sviluppata attorno a una presunta circonvenzione di incapace, di cui sarebbe stato vittima lo zio della donna. Colpevole – sempre secondo la versione degli investigatori – di aver tramato, dopo aver saputo che l’anziano parente avrebbe lasciato un testamento da 450.000 euro alla coppia cui aveva affittato un appartamento: la stessa coppia poi diventata bersaglio delle ripetute chiamate ai carabinieri. Odetto, secondo le indagini, da anni non aveva più rapporti con il parente, ma saputa dell’eredità voleva evitare di perdere quei soldi, e il resto del patrimonio.
Così si era consultata con Primerano, in cambio di 25 mila euro. Da qui il consiglio di far ricoverare lo zio in una struttura, e di fargli firmare due nuovi testamenti. Poi fatti valere nel 2012, al momento della morte dello zio, poco più che settantenne. L’ex luogotenente, difeso dall’avvocato Luca Paparozzi, si era difeso negando qualsiasi raggiro e spiegando che la somma incassata era dovuta al buon rapporto tra lui e la donna. Il tribunale – giudici a latere Paolo Gallo e Giulia Locati – ha anche stabilito provvisionali di risarcimento per la coppia (5.000 euro a testa) e per il ministero della Difesa (25.000), tutti costituiti parti civili.
(di Massimiliano Nerozzi per Il Corriere della Sera)