Colonnello dell’Arma: “Inammissibile che non venga arrestato chi picchia un carabiniere”
Un episodio che ha coinvolto i carabinieri del Comando Provinciale di Taranto ha indotto il loro Comandante a divulgare un intervento esplucativo sui rapporti tra autorità giudiziaria e polizia giudiziaria, relativamente all’autonomia investigativa e alla dipendenza funzionale.
La nota del Colonnello Steffensen risale al mese di novembre ed oggi è stata divulgata sul web e sui social. Molti utenti, infatti, hanno condiviso le parole del comandante dei carabinieri di Taranto.
Il colonnello Steffensen, autore della missiva, ha preso in esame un’aggressione immotivata di un pluripregiudicato nei confronti di militari di una Stazione che stavano effettuando una notifica di sottoposizione agli arresti domiciliari, i quali, a seguito di ciò, hanno riportato lesioni.
In tale occasione il Magistrato di turno, “nonostante le insistenze del Sottufficiale responsabile”, ha deferito a piede libero l’aggressore.
Il colonnello in merito a tale provvedimento ha sottolineato nella nota che: “Tutto ciò è inamissibile!!”
Chi provoca lesioni ad un Carabiniere deve e ripeto deve essere arrestato: non possiamo tollerare che chi offende la nostra divisa, con la quale, ricordo a tutti, tanti colleghi hanno sacrificato la loro vita, possa impunemente girare a piede libero!”
A sostegno di tali affermazioni il colonnello riprende il dettato normativo previsto dall’art. 381 del c.p.p., ove si legge testualmente al comma 1: ” Gli Ufficiali e gli Agenti di polizia giudiziaria hanno facoltà di arrestare chiunque è colto in flagranza di reato di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione inferiore nel massimo a tre anni …” ed ancora il comma 2 lettera c) riporta tra i delitti “violenza o minaccia a pubblico ufficiale prevista dall’art. 336 comma 2 del codice penale“.
Ancora l’art- 386 del c.p.p. recita al punto 1 : “Gli Ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria che hanno eseguito l’arresto o il fermo o hanno avuto la consegna l’arrestato, ne danno immediata notizia al pubblico ministero del luogo ove l’arresto o il fermo è stato eseguito…” ed inoltre al punto IV “Gli Ufficiali e gli agenti di Polizia Giudiziaria pongono l’arrestato o il fermato a disposizione del pubblico ministero mediante la conduzione nella casa circondariale o mandamentale del luogo dove l’arresto o iol fermo è stato eseguito…”.
“Da tali dettami normativi – si sottolinea nella nota – si evince chiaramente che la Polizia Giudiziaria è assolutamente autonoma nell’eseguire un arresto facoltativo, dando notizia dell’avvenuto provvedimento restrittivo al P.M. di turno, senza chiedere modalità e/o consigli su come procedere nella circostanza o, peggio, attendendo disposizioni in merito.”
La legge, quindi, prevede che il carabiniere possa trarre in arresto in flagranza di reato soggetti responsabili di determinati delitti «anche contro l’eventuale perplessità del Magistrato di turno» e che l’arrestato, a disposizione del Pubblico Ministero, debba essere condotto in carcere o sottoposto al regime deigli arresti domiciliari e non, come avvenuto nel caso in esame, denunciati a piede libero.
“Mai – sottolinea il colonnello – e poi mai si potrà parlare di arresto illegale.”
L’invito conclusivo è quindi quello di eliminare “questa sorta di sudditanza – quasi terrore – nei confronti della Magistratura, dalla quale siamo tenuti a rispondere direttamente solo in caso di delega di indagini e non certo per provvedimenti assunti di iniziativa, ove sempre in un alveo di assoluta legalità, eravamo, siamo e saremo indipendenti.”