Carabinieri

Codice Rosso ignorato: rinvio un giudizio per il carabiniere che rifiutò la denuncia della vittima

Una tragedia che forse si poteva evitare. La storia di una donna che ha cercato aiuto prima di essere uccisa insieme alla figlia, e del sistema che non l’ha protetta adeguatamente. La Procura di Modena chiede ora il rinvio a giudizio per un carabiniere accusato di non aver raccolto la denuncia per maltrattamenti in famiglia presentata dalla vittima esattamente un anno prima del suo omicidio.

La denuncia mai presa

“Anche ieri mi ero recata dai Carabinieri di Castelfranco Emilia per sporgere denuncia e mi hanno dato l’appuntamento per le 14. Quando sono tornata, però, non hanno ricevuto la mia denuncia consigliandomi di procedere civilmente, di trovarmi un lavoro e prendermi una camera per conto mio.” Queste le parole pronunciate dalla donna ai carabinieri di Bologna, dove si era recata dopo il rifiuto ricevuto presso la Tenenza di Castelfranco Emilia il 13 luglio 2021.

Secondo l’accusa, il carabiniere avrebbe tentato di convincere la vittima a limitarsi a una causa civile per separazione, evitando la denuncia penale contro il marito. Più grave ancora, avrebbe fatto entrare nella stessa sala d’attesa l’avvocato di fiducia del marito, spingendo la donna, spaventata, ad andarsene senza formalizzare la denuncia.

Una tragedia annunciata

Esattamente un anno dopo, il 13 giugno 2022, la donna e sua figlia venivano uccise a fucilate nella loro casa di Cavazzona di Castelfranco. L’assassino, il marito 70enne, è stato recentemente condannato a 30 anni per il duplice omicidio, con una sentenza che ha sollevato polemiche per la concessione delle attenuanti generiche, valutate equivalenti alle aggravanti.

Le accuse contro il carabiniere

La Procura modenese contesta al sottoufficiale il rifiuto di atti d’ufficio, sottolineando come la denuncia rientrasse nei reati da “Codice Rosso”, che richiedono un intervento tempestivo. Inizialmente erano stati ipotizzati anche i reati di favoreggiamento e falso, per cui è stata invece chiesta l’archiviazione.

Il caso solleva interrogativi sul funzionamento della rete di protezione per le vittime di violenza domestica e sull’applicazione del Codice Rosso, introdotto proprio per accelerare le procedure di intervento in queste situazioni di pericolo. Una donna ha chiesto aiuto, manifestando timori concreti, ma non è stata ascoltata con la dovuta attenzione. Un anno dopo, quei timori si sono tragicamente concretizzati.

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