CHIESA GREMITA PER L’ADDIO AL POLIZIOTTO: ”ALBERTO ERA FELICE DI FARE QUESTO LAVORO. ERA FIERO DI AIUTARE LA GENTE PER STRADA”
era felice di fare questo lavoro. Era fiero di aiutare la gente per strada, di
correre da un capo all’altro della città per rendersi utile”. Sono le
parole del papà di Alberto Conforti, il poliziotto morto lunedì mattina al
Policlinico dopo essere giunto al pronto soccorso con la febbre altissima.
la cui vita si è spezzata a soli trent’anni, si rincorrono. E si trasformano in
incredulità negli occhi e nelle parole delle centinaia di persone che
stamattina hanno affollato la grande chiesa di San Domenico, dove è stato
celebrato il funerale del giovane agente.
Lì, a pochi metri dal commissariato dove Alberto si trovava fino a domenica
scorsa per quello che è diventato il suo ultimo giorno di lavoro, colleghi,
amici e parenti l’hanno salutato per l’ultima volta. Una chiesa
gremitissima ha accolto il feretro accompagnato da un lungo corteo che è
partito da via Roma. Tutti i colleghi di Alberto erano presenti: il corpo di
polizia è in lutto per una perdita che l’ha colpito profondamente, nessuno
avrebbe mai potuto immaginare di dover dare l’addio a quel giovane in divisa,
dal sorriso indimenticabile, che fino al giorno stesso del malore sembrava in
piena forma fisica.
Chi conosceva il giovane agente si è stretto attorno ai familiari, ai
quali il questore Guido Longo, presente alla cerimonia, ha consegnato il
cappello che faceva parte della divisa di Alberto. Poi il momento più toccante,
quello dell’intervento del papà del ragazzo, anche lui poliziotto: “Per il
resto della mia vita – ha detto – dirò con orgoglio di essere il padre di
Alberto Conforti”. Un padre che ha trascorso l’ultima notte del figlio al
suo fianco, preoccupato per una febbre altissima che non diminuiva. Si è steso
accanto a lui, sullo stesso letto. L’indomani la corsa disperata in ospedale
non è riuscita ad evitare il peggio. “E Alberto si è spento portando via
con sé un sorriso che custodiremo sempre nel cuore”, dicono gli amici.
“Ancora non ci crediamo, non riusciamo a spiegarci cosa sia davvero
successo e come possa essere entrato in contatto con ciò che ha provocato
l’infezione che l’ha ucciso – dicono -. Ora non ci resta che pregare per lui,
per la sua famiglia che dovrà affrontare una realtà durissima”. Il feretro
è uscito dalla chiesa tra gli applausi e le sirene delle auto della polizia: un
addio dal suono straziante, per accompagnare il giovane agente nel suo ultimo
viaggio.