Giustizia

Carceri sotto pressione, Ministro Nordio cala l’asso: prefabbricati e più detenzione domiciliare


Il piano Nordio: tra emergenza e rattoppi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il tanto atteso piano carceri del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ma la svolta promessa si traduce in due parole chiave: moduli prefabbricati e detenzione domiciliare per detenuti tossicodipendenti.


Una risposta che punta a tamponare l’emergenza del sovraffollamento, che in Italia ha ormai assunto proporzioni strutturali. Nessun condono, nessuna misura eccezionale in stile “indulto”: la linea è quella della selettività.


Detenzione domiciliare: apertura selettiva per tossicodipendenti

La prima direttrice del piano è un disegno di legge che estende l’accesso alla detenzione domiciliare o all’inserimento in comunità terapeutiche per detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti.
Una misura pensata per liberare spazi nelle carceri, dove oltre il 30% dei reclusi rientra in queste categorie, ma vincolata a un reale percorso terapeutico e non generalizzata.

Non è una novità assoluta: già lo scorso anno il governo aveva legiferato in materia, ma i decreti attuativi sono rimasti lettera morta. Oggi, si torna a insistere sul punto.


Prefabbricati e padiglioni: l’edilizia penitenziaria riparte, tra scetticismi

Il secondo pilastro del piano è l’edilizia. Ben 335 milioni di euro saranno destinati alla costruzione di nuovi padiglioni carcerari in 12 città tra cui Roma, Milano, Bologna, Forlì e Pordenone.
Ma la vera novità (e già al centro di critiche) sono i moduli prefabbricati: strutture temporanee per aumentare rapidamente la capienza degli istituti.

Una soluzione logistica, ma non strutturale, che rischia di spostare il problema più che risolverlo, come già segnalano diverse associazioni.


Liberazione anticipata e cartelle personali: cambia la gestione penitenziaria

Con l’aggiornamento del DPR 230/2000, il governo introduce una nuova gestione dei benefici carcerari. Tre i principali obiettivi:

  • Certezza fin dall’inizio pena sulla liberazione anticipata
  • Collegamento diretto al percorso rieducativo individuale
  • Tempistiche più rapide grazie alla cartella personale aggiornata ogni sei mesi

Viene inoltre formalizzata la detenzione domiciliare come vera e propria detenzione, evitando il vuoto normativo che ha creato discrepanze nell’applicazione.


Più contatti con i familiari, meno burocrazia

Il piano prevede anche un significativo ampliamento dei colloqui con i familiari:

  • Per i detenuti comuni: da uno a sei colloqui al mese
  • Per i detenuti in alta sicurezza: da due a quattro
  • I colloqui telefonici verranno equiparati a quelli in presenza, dove prima non erano previsti

Inoltre, sarà il direttore del carcere, e non più il giudice, a decidere sulla gestione dei colloqui per i detenuti in primo grado. Una semplificazione che punta a snellire la burocrazia, ma che solleva dubbi su possibili arbitrii.


Il monito del Consiglio Nazionale Forense: “Non solo più spazio, ma più dignità”

A sollevare le prime critiche è stato Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense:

«La risposta non può essere solo quantitativa. Serve garantire dignità e reinserimento».

Greco ha riconosciuto l’urgenza del piano ma ha messo in guardia: la vera sfida è quella rieducativa, non solo edilizia.
Le misure alternative, come l’affidamento in prova o le comunità, sono la chiave per dare un futuro a chi ha sbagliato, senza minare la sicurezza pubblica.

«Ogni persona, anche in carcere, deve mantenere la propria dignità».


Il piano Nordio segna un cambio di passo, ma resta sospeso tra emergenza e visione a lungo termine.
La scelta di puntare su moduli prefabbricati e domiciliari per tossicodipendenti è pragmatica, ma rischia di rimandare il vero nodo: un sistema penitenziario che non riesce a rieducare né a garantire i diritti.
Come sempre, il vero banco di prova sarà l’attuazione concreta e la capacità politica di investire non solo in cemento, ma in umanità.


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