Carabinieri, “difficoltà di interlocuzione con i vertici della procura”. Bufera a Nola, situazione al vaglio del CSM
A firmare l’esposto sull’«intollerabile tensione» e sul «profondo disagio e penoso malessere» originatosi dalle condotte della procuratrice capo di Nola, Laura Triassi, tutti i 12 sostituti procuratori in servizio a Nola più 23 soggetti appartenenti al personale amministrativo in servizio presso detto Ufficio. Da aggiungere che a lamentarsi delle condotte di Triassi e dell’aggiunto Stefania Castaldi, anche «gran parte degli appartenenti ai reparti territoriali dell’Arma impegnati nel territorio di competenza» della Procura di Nola.
I rapporti con i militari dell’Arma
In un incontro datato 11 marzo e svoltosi presso la procura generale, il Comandante della Legione ed il Comando provinciale hanno parlato di «difficoltà di interlocuzione» e sottolineato come il procuratore Triassi e un aggiunto non perdessero occasione per criticare il lavoro dei militari dell’Arma del Nolano: nello specifico i carabinieri hanno ricordato che i due magistrati evidenziavano la «asserita inadeguata professionalità di alcuni (invero, quasi tutti gli) ufficiali dei Carabinieri operanti nel territorio nolano», arrivando finanche ad affermare di avere pronto un ‘dossier’ con «tutti gli errori commessi dagli Ufficiali e dal personale dell’Arma sul territorio per documentare le varie mancanze e poi rappresentarle a chi di dovere». Il procuratore, addirittura, mediante contatti telefonici con un alto funzionario dell’Arma avrebbe chiesto di «intervenire per fare trasferire tutti gli ufficiali ritenuti incapaci». Valutazioni pesantemente negative, insomme, che i vertici dell’Arma hanno spiegato di non condividere e di avere anzi stima per gli ufficiali attaccati dal procuratore. I vertici dell’Arma hanno poi rappresentato, in linea con quanto già contenuto nell’esposto dei pm, la resistenza del procura a inviare gli atti su fatti sensibili avvenuti a Brusciano alla Dda di Napoli. Nel mezzo c’è stata anche la richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti di alcuni appartenenti a una stazione dei carabinieri del territorio, richiesta respinta dal gip.
Triassi, da parte sua, si è difesa sostenendo di non aver mai chiesto l’azzeramento dei vertici dei reparti e delle compagnie insistenti sugli uffici circondari di Nola, anche perchè, «sarebbe stato assurdo».
Per il procuratore capo Triassi, le affermazioni dalle controparti riportate sono «generiche che se buttate così noi ci possiamo far rientrare tutto». Triassi, inoltre, ha fatto notare che prima dell’esposto, nessuno le ave-va contestato nulla, di qui i «forti dubbi sulla bontà del ricordo e sulla correttezza della ricostruzione». Nel caso Triassi, il Csm non deve né accertate né valutare le condotte tenute dal Procuratore capo nella loro possibile rilevanza penale o disciplinare. Tant’è che è stato anche precisato come «l’adozione di un provvedimento, non deve essere avvertito come sanzionatorio per il destinatario, ma come orientato, sul piano finalistico, a ripristinare un corretto esercizio del prerequisito di una funzione giudiziaria esercitata in condizioni di indipendenza e imparzialità».