CARABINIERE E VEDOVA DI UN GENERALE DELL’ARMA, STORIA DI UN AMORE DIFFICILE
Non è quello che ha pensato il giudice Francesco Patrone, dopo che il caso era giunto in tribunale su segnalazione dei figli della donna, certi che quella relazione fosse esclusivamente un raggiro da parte del carabiniere, consapevole del fascino che la divisa aveva sull’anziana. L’amore tra i due, d’altronde, non è stato certo disinteressato: il 41enne era riuscito a farsi intestare un appartamento di via Crescenzio, nel quartiere romano di Prati, una villa in Sicilia pagata in contanti dall’anziana, bonifici per quasi 700mila euro, un’auto, tre motociclette e due moto d’acqua, oltre a vari abiti firmati. Una situazione insostenibile per i familiari della donna, che hanno deciso di ricorrere alle vie legali. Ora il tribunale civile dovrà stabilire la cifra che l’uomo dovrà restituire.L’anziana, in sede processuale, ha in parte difeso il suo amante: «Sono una donna libera e con i miei soldi faccio quello che voglio». I figli avevano denunciato il carabiniere per circonvenzione d’incapace, un’accusa che non è stata accolta dal tribunale anche se lo psicoterapeuta Stefano Ferracudi, che ha svolto la perizia, ha riconosciuto che la donna era ed è «fragile dal punto di vista affettivo-emotivo» e che «la chiave del rapporto è stato lo squilibrio psicologico di cui l’uomo ha abusato». I beni, mobili e immobili, ceduti dall’anziana al 41enne ammonterebbero ad un valore intorno ai due milioni di euro. In cambio, l’uomo avrebbe intitolato la villa, situata ad Augusta (Siracusa) in onore dell’anziana con la promessa di ospitarla lì. Non sempre, però, il carabiniere si mostrava dolce e affettuoso con l’anziana: il tribunale ha stabilito che in diverse occasioni l’uomo si rendeva irreperibile o la trattava male se la donna tardava ad assecondare le sue continue richieste. Decisiva anche la testimonianza di un amico della donna, che una volta si era sfogata così: «È un bifolco avido e io l’ho tolto dalla povertà». (Il Mattino)