Esercito

Capitano degli alpini a processo per una medaglia. «Promossa» dall’ambasciata, «bocciata» da un ufficiale

Un capitano del Settimo Reggimento Julia Alpini di Belluno, è stato coinvolto in una controversia legale che lo vede accusato di aver presentato alla sua Brigata un attestato di un’onorificenza che in realtà non sarebbe mai stato conferito. Questo è accaduto nel 2013, quando, dopo la sua missione all’estero nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom condotta dagli Stati Uniti in Afghanistan, il capitano ha presentato al proprio Comando la medaglia “The Army Achievement Medal” chiedendo un riconoscimento. Le indagini successive avrebbero però portato alla luce il sospetto che questa onorificenza fosse stata inventata di sana pianta.

«Conferimento in realtà mai avvenuto – scrivevano i suoi superiori– in quanto simulava copia dell’atto e la rilasciava in forma legale in allegato alla richiesta di autorizzazione a fregiarsi di decorazioni non nazionali».

Il Tribunale di Belluno ha inizialmente assolto il soldato dalle accuse, affermando che non vi erano prove sufficienti per dimostrare l’inesistenza della medaglia. Tuttavia, nel febbraio dello scorso anno, la Corte d’Appello di Venezia ha ribaltato la sentenza, giudicando responsabile il capitano di un reato di “falsità materiale commessa da pubblico ufficiale”. Per questo aveva presentato ricorso in Cassazione, che ora ha annullato tutto e ordinato un nuovo processo che, si spera, chiarirà una volta per tutte la verità.

Nel corso delle indagini sono emerse prove contrastanti, come il riconoscimento della certificazione statunitense da parte di un colonnello italiano e la mail dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma che non smentiva la possibile autenticità del certificato. C’è poi l’opinione del tenente colonnello John Stroh, che ha messo nero su bianco: «Sulla base della mia esperienza quale ufficiale dell’Esercito statunitense e della mia conoscenza delle onorificenze dell’Esercito statunitense, ritengo che la suddetta documentazione è da ritenersi falsificata».

Tuttavia, la certificazione e la medaglia sarebbero state esibite solo al termine del dibattimento di primo grado. Di conseguenza, i giudici hanno deciso che sia necessario un nuovo esame delle prove portate dal capitano a sua discolpa, eventualmente anche con l’ascolto di tutti i testimoni.

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