Bruxelles accelera sull’esercito comune: “Subito 5mila soldati a disposizione dell’Ue”
Una forza d’intervento rapido composta da 5mila soldati pronti ad agire negli scenari di crisi internazionale, come quello afghano, su ordine dell’Unione europea. L’idea circola da mesi sui tavoli diplomatici di Bruxelles, ma solo negli ultimi giorni – dopo la disordinata evacuazione dell’Afghanistan da parte degli eserciti e degli occidentali presenti nel Paese dal 2001 – si è guadagnata il sostegno di diverse personalità e leader della politica europea. Tanto che il suo lancio ufficiale è ormai atteso in autunno.
“Tra ottobre e novembre presenteremo la proposta finale della bussola strategica”, ha annunciato questa mattina Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, riferendosi al dossier legislativo che includerà la prima unità armata europea. In un breve incontro coi giornalisti prima della riunione in corso coi 27 ministri della Difesa dell’Ue, il capo della diplomazia europea ha evidenziato “la necessità di avere una difesa comune”. “Non è mai stato così evidente – ha concluso – e gli eventi in Afghanistan sono stati uno spartiacque”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le parole del generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea. “I cambiamenti geo-strategici dimostrano che ora serve un’Europa più forte”, ha detto di fronte alle telecamere. Non solo “la situazione in Afghanistan”, ma anche quella in “Libia, Medio Oriente e Sahel” hanno convinto il generale che sia arrivato “il momento di passare all’azione”. Il primo obiettivo, condiviso con gli altri leader Ue che si sono espressi sull’argomento, è quello della “creazione di una forza europea di intervento rapido capace di dimostrare la volontà dell’Unione europea di agire come partner globale strategico”. “Se non ora quando?”, ha aggiunto, “più tardi sarà troppo tardi”.
Tuttavia, al netto dei proclami, manca ancora un accordo. A ricordarlo è stato Matej Tonin, ministro della Difesa della Slovenia, il Paese a cui spetta la presidenza di turno del Consiglio Ue. Il progetto di un mini-esercito europeo non è ancora diventato realtà “perché manca l’unanimità”, ha ricordato il ministro indicando uno dei principali ostacoli che le istituzioni europee devono affrontare ogniqualvolta si parli di politica estera e di difesa. Per aggirare questo problema “con gli altri ministri stiamo discutendo di un meccanismo a maggioranza” che permetterebbe “ai Paesi volenterosi di agire a nome dell’Ue, senza forzare gli altri”. L’esercito iniziale da 5mila unità “si potrebbe ampliare a 20mila” a seconda delle circostanze, ha aggiunto il ministro.
Il grande interrogativo rimane il ruolo della Nato e degli Stati Uniti d’America, alleato storico dei Paesi Ue ancora prima che l’Unione nascesse, sul quale i ministri dei governi più influenti del Vecchio Continente pesano le proprie parole con prudenza. Il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, ha espresso in un tweet la sua condivisione che sia arrivato “il momento di accelerare sull’autonomia strategica europea”, ma anche che “è necessario definire un’azione concreta Ue in sinergia con Nato”. Più generiche anche le parole della sua omologa tedesca, Annegret Kramp-Karrenbauer, che al suo arrivo alla riunione si è limitata a evidenziare la necessità di “rendere l’Occidente più forte nel suo insieme”.