BLOCCO CONTRATTI STATALI FINO AL 2020, ECCO COSA DICE IL DEF
Blocco contratti statali, ancora? Sembrerebbe proprio di sì, e addirittura fino al 2020. A dirlo è il Def approvato ieri dal Consiglio dei Ministri il quale, tra le varie voci, contiene previsioni particolarmente fosche per il pubblico impiego. E’ quanto riporta Valentina Brazioli per Forexinfo.it.
Blocco contratti statali, sembra non esserci mai pace per il settore del pubblico impiego. Ormai considerato dall’opinione pubblica come un comparto popolato solo da parassiti ipertutelati e nullafacenti, da anni è oggetto dell’attenzione non proprio benevola della politica. L’ultima doccia fredda, però, stavolta arriva proprio dal tanto atteso Documento di Economia e Finanza (meglio noto come Def).
Il blocco dei contratti statali parte nel 2009
Storia lunga, quella dei contratti congelati dei dipendenti pubblici. Dopo decenni in cui il settore è stato foriero di clientelismi grazie alle assunzioni di massa, i governi che si sono succeduti dal 2008 in poi hanno dovuto cambiare rotta – complice l’esplosione del debito pubblico – e chiedere ai circa 3 milioni di addetti coinvolti di tirare la cinghia. Proprio nel 2009, infatti, è stato l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti a congelare gli stipendi pubblici: una mossa certo non indolore (soprattutto dal punto di vista del consenso elettorale) ma inevitabile, soprattutto se consideriamo che ogni punto percentuale di aumento salariale vale circa un miliardo di euro l’anno. Uno strumento sicuramente facile da adottare, al quale non aveva saputo rinunciare neanche l’esecutivo dei tecnici guidato dall’ex premier Mario Monti, che aveva disposto una proroga del blocco fino al 2014. Successivamente, neanche l’arrivo di un governo di larghe intese era riuscito a cambiare marcia confermando, con l’ultima legge di Stabilità,non solo lo stop alle retribuzioni, ma anche al turnover.
Che cosa dice il Def?
Non si può, quindi, dire che le previsioni del Def giungano esattamente come un fulmine a ciel sereno. Secondo quanto riportato dal quotidiano economico Italia Oggi, quindi, stabilendo che la spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici salirà solo a partire dal 2018 (dello 0,3 per cento annuo) e con l’indennità di vacanza contrattuale prevista per l’intero triennio 2018-2020, è lecito dedurre che per i prossimi anni non ci sarà nessun tipo di adeguamento, neanche per far fronte all’inflazione. Di fatto, se questa formulazione venisse confermata, alla fine il settore pubblico non avrà avuto aumenti per un intero decennio.
Le parole del ministro Madia
Eppure, che qualcosa covasse sotto la cenere era evidente già da qualche giorno. Il ministro Marianna Madia – da sempre oggetto di pesanti polemiche – aveva lasciato adito a qualche sospetto fin dalle recenti audizioni sulle linee programmatiche del suo ministero (quello della Pubblica amministrazione e della semplificazione). Parlando dei famosi 80 euro in busta paga promessi da Matteo Renzi, infatti, aveva dichiarato:
Valgono come un contratto rinnovato.
Parole che oggi suonano sinistramente predittive delle intenzioni del Governo in materia di retribuzioni nel pubblico impiego.