Esteri

Australia: tre miliardi di dollari al Regno Unito per i sottomarini a propulsione nucleare di Canberra

L’Australia pagherà 4,6 miliardi di dollari australiani (3 miliardi di dollari Usa) al Regno Unito per agevolare la progettazione e l’assemblaggio dei futuri sottomarini a propulsione nucleare di Canberra, nell’ambito del patto trilaterale di sicurezza Aukus cui aderiscono anche gli Stati Uniti. Lo hanno riferito i media australiani, anticipando parte dei contenuti delle annuali Consultazioni ministeriali Australia-Regno Unito che si tengono oggi ad Adelaide. I fondi, che verranno trasferiti nell’arco del prossimo decennio, serviranno ad ampliare la linea di produzione di Rolls Royce a Derby, in Inghilterra, dove verranno assemblati i reattori nucleari dei futuri sottomarini, e a coprire i costi di progettazione dei vascelli, noti come sottomarini Ssn-Aukus. Il ministro della Difesa australiano, Richard Marles, ha dichiarato all’emittente televisiva australiana “Abc” che espandere la base industriale britannica è importante per rispettare la tabella di marcia del piano per la produzione e acquisizione dei sottomarini, siglato dai tre Paesi membri dell’Aukus nel 2021. Le tempistiche previste dal piano, che prevede l’assemblaggio finale dei sottomarini nel cantiere navale Osborne di Adelaide, hanno già suscitato dubbi e scetticismo in Australia, dati i limiti della capacità dell’industria della difesa occidentale drammaticamente emersi anche a seguito del conflitto in Ucraina.

Nei prossimi anni l’Australia investirà risorse ingenti nella rapida espansione della sua Marina militare, riportandola a dimensioni senza precedenti dai tempi della Seconda guerra mondiale per far fronte a sfide regionali sempre più pressanti. Il governo australiano ha presentato il 20 febbraio un piano che prevede di raddoppiare il numero delle navi da guerra di grandi dimensioni a disposizione delle forze armate, in risposta alla corsa agli armamenti in atto nell’Indo-Pacifico. Canberra investirà a tal fine altri undici miliardi di dollari australiani (circa 6,5 miliardi di euro), con l’obiettivo di dotarsi di 26 grandi navi da guerra di superficie nell’arco del prossimo decennio, più del doppio delle undici navi di cui il Paese dispone attualmente.

Il governo del primo ministro Anthony Albanese aveva già deciso di investire 54 miliardi di dollari australiani nell’ammodernamento della flotta di navi di superficie australiane: i nuovi fondi serviranno a dotare il Paese di una Marina militare “più grande e più letale”, come spiegato il mese scroso dal ministro della Difesa e vicepremier Richard Marles durante una conferenza stampa alla base navale di Garden Island a Sydney. “Sarà la nostra flotta più grande dalla fine della Seconda guerra mondiale”, ha affermato il ministro. “La Royal Australian Navy deve essere in grado di garantire la sicurezza e la protezione delle nostre rotte marittime (…) poiché sono essenziali per il nostro stile di vita e la nostra prosperità”, ha sottolineato Marles. Stando al piano presentato dal governo, la nuova flotta sarà composta da sei fregate di classe Hunter, tre cacciatorpediniere, undici fregate multiruolo e sei navi da combattimento di superficie avanzate in grado di operare senza equipaggio (Losv).

Secondo Marles, aumentare la potenza navale consentirà all’Australia di “assumere un ruolo nelle future situazioni di emergenza”: “È cruciale comprendere che guardando al futuro, in un mondo incerto a causa del confronto tra grandi potenze, negli anni Trenta dovremo disporre di capacità drammaticamente differenti da quelle attuali”, ha dichiarato il ministro della Difesa. Il piano illustrato il 20 febbraio poggia su una revisione indipendente delle capacità navali del Paese commissionata dal governo. Il piano prevede che le prime tre unità della nuova flotta di fregate multiruolo vengano assemblate all’estero: Canberra sta valutando progetti di Germania, Giappone, Corea del Sud e Spagna. I primi esemplari dovrebbero entrare in servizio nella Royal Australian Navy entro la fine del decennio. Le unità successive dovrebbero essere assemblate su licenza presso il cantiere navale di Henderson a Perth, nell’Australia Occidentale.

Le nuove navi Losv (acronimo di “Large optionally crewed surface vessels”), invece, sono attualmente in fase di sviluppo negli Stati Uniti, e le sei unità destinate alla Marina australiana dovrebbero essere assemblate a loro volta a Perth. Il piano prevede inoltre un ridimensionamento del controverso programma per la costruzione delle nuove fregate classe Hunter presso i Cantieri navali Osborne, nell’Australia Meridionale: il programma, incorso in ripetuti ritardi e aumenti dei costi, comporterà d’ora in poi l’assemblaggio di sei fregate, anziché di nove, come inizialmente previsto. Il resto della flotta australiana di superficie sarà composto dai tre cacciatorpediniere lanciamissili classe Hobart già in servizio nella Royal Australian Navy, un’evoluzione delle grandi fregate antiaeree di classe Alvaro de Bazan del costruttore spagnolo Navantia. Rimarranno infine in servizio quattro delle sei fregate classe Anzac. Diverse navi dovrebbero essere armate con missili da crociera statunitensi Tomahawk in grado di effettuare attacchi a lungo raggio, conferendo alla Marina militare australiana un importante strumento di deterrenza.

I piani di Canberra giungono in risposta al significativo aumento delle forze aeronavali cinesi che operano nella regione, e alla crescente influenza di Pechino nel Pacifico meridionale. Presentando i piani per l’espansione della flotta navale il ministro della Difesa Marles non ha menzionato esplicitamente la Cina, ma Canberra si è attivata già da alcuni anni per contrastare la crescente influenza regionale della prima potenza asiatica. Nel 2021, in particolare, l’Australia ha aderito al patto di sicurezza Aukus con gli Stati Uniti e il Regno Unito, che punta a fornire all’Australia anche una flotta di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare. Canberra ha inoltre approvato piani per un aumento dei contributi alla sicurezza dei Paesi insulari del Pacifico, sia in termini di risorse economiche che di uomini e mezzi.

Leggi al Costo di un Caffè: Senza Pubblicità e Con Contenuti Premium!

error: ll Contenuto è protetto