Aumenti stipendiali nelle Forze Armate e di Polizia: adeguamento ISTAT per i dirigenti, rinnovi al rallentatore per la base
Il comunicato del Sim Guardia di Finanza
In un recente comunicato stampa, il sindacato Sim Guardia di Finanza ha sottolineato la questione riguardante gli aumenti stipendiali nel settore delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia. Il segretario generale Luigi Credentino ha espresso forte preoccupazione per la disparità di trattamento tra il personale dirigente e quello non dirigente.
Aumento per i dirigenti: un “adeguamento” sostanzioso
Dal 1° gennaio 2024, docenti, ricercatori universitari e alti ufficiali delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia beneficeranno di un aumento del 4,80% sui loro stipendi. Questo incremento, rectius “adeguamento”, si basa sull’incremento complessivo della massa salariale del settore pubblico, come stabilito dall’ISTAT, garantendo ai dirigenti un adeguamento costante all’andamento delle retribuzioni.
Personale non dirigente: briciole diluite nel tempo
In netto contrasto, il personale non dirigente dovrà accontentarsi di un aumento di circa 100 euro, distribuito su un periodo di cinque anni. Il sindacato sottolinea come il processo di rinnovo degli stipendi per il personale contrattualizzato sia diventato un “percorso frustrante e senza fine”, paragonabile alla mitica fatica di Sisifo.
Critiche al governo: promesse disattese?
Credentino ha criticato apertamente l’attuale governo, accusandolo di seguire le orme dei precedenti esecutivi nel privilegiare i vertici a discapito della base, nonostante le dichiarazioni di vicinanza alle forze dell’ordine.
Il cuore del problema: una disparità che fa discutere
La disparità di trattamento evidenziata dal Sim Guardia di Finanza solleva interrogativi sulla equità delle politiche retributive nel settore pubblico. Sono molti ormai a chiedersi perché anche per il personale non dirigente delle forze armate e di polizia non avvenga l’aumento stipendiale con le stesse modalità riservate ai dirigenti.
Un equilibrio precario nella sicurezza nazionale
Questa discrepanza salariale non è solo una questione di numeri, ma rischia di diventare una bomba a orologeria per il morale e l’efficienza delle nostre forze dell’ordine. In un’epoca in cui la sicurezza nazionale è costantemente messa alla prova, possiamo permetterci di creare una “polizia a due velocità”?
Il malcontento silenzioso che serpeggia tra le fila di coloro che quotidianamente rischiano la vita per la nostra incolumità potrebbe presto trasformarsi in una voce impossibile da ignorare.
Se questa situazione dovesse persistere, il governo potrebbe trovarsi a fronteggiare una crisi di fiducia e motivazione proprio nel cuore delle forze di sicurezza. La domanda che ora echeggia nei corridoi delle caserme e nelle strade pattugliate è inquietante: fino a che punto possiamo tirare la corda prima che si spezzi? È giunto il momento di riconoscere che la vera forza di una nazione non risiede solo nei suoi vertici, ma nella solidità e nella soddisfazione di coloro che ne costituiscono la spina dorsale operativa. La sicurezza ha un prezzo, e sembra che stiamo rischiando di pagarlo non in denaro, ma in dedizione e lealtà. È tempo di agire, prima che la disparità di oggi si trasformi nella vulnerabilità di domani.
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