Attualità

Aggredito e derubato da due “maranza”: vittima li rintraccia col GPS e li attende con la famiglia al ritorno in città


L’aggressione vigliacca in via Torresi: pugni in faccia e rapina per un iPhone

ANCONA – Una richiesta di sigaretta si trasforma in un’aggressione brutale. Un ragazzo appena uscito dal lavoro, in via Torresi, viene avvicinato da due ventenni di origini marocchine che gli chiedono una sigaretta. Alla sua risposta negativa (“non fumo”), parte il pestaggio alle spalle: calci, pugni in volto, e il furto della borsa e di un iPhone di ultima generazione, contenente anche documenti e oggetti personali.

Una scena rapida, violenta, in pieno stile predatorio. Il giovane, scosso ma lucido, torna a casa e decide di usare la funzione di tracciamento del suo smartphone per inseguire, digitalmente, i suoi rapinatori.


Il telefono viaggia: da Ancona a Bologna, poi l’inversione di rotta

Durante la notte e il giorno successivo, la posizione del telefono – tracciato in tempo reale – fa impazzire di preoccupazione il ragazzo e i suoi familiari. Viene segnalato prima fuori regione, a Bologna, poi la svolta: la rotta cambia, e il dispositivo comincia a rientrare verso le Marche. Sabato sera, il GPS lo localizza a Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, e infine di nuovo ad Ancona.

A quel punto, l’intuito e la determinazione della famiglia della vittima entrano in azione. Capiscono che i ladri stanno tornando in treno. E decidono di aspettarli sul binario, al loro rientro.


Il confronto sui binari: giustizia fai-da-te e “malore” sospetto

Quello che accade alla stazione di Ancona ha il sapore di un film pulp. Ad attendere i due aggressori sul binario c’è il ragazzo derubato, insieme a suoi familiari e amici. Non c’è bisogno di parole: la vittima li riconosce, il gruppo li circonda e recupera il telefono. La tensione esplode. Uno dei due rapinatori, un 22enne residente in Abruzzo, tenta di sfuggire all’ira del gruppo fingendo un malore improvviso.

Nel caos, è chiaro che la situazione sta sfuggendo di mano. Intervengono gli agenti della Polfer e le Volanti della Questura di Ancona per riportare la calma e separare i gruppi. Il giovane marocchino viene trasportato d’urgenza al pronto soccorso di Torrette per accertamenti, mentre l’altro complice finisce negli uffici della Polfer, all’interno della stazione.


Le indagini e i risvolti: tutti nei guai

Adesso si attendono sviluppi sul piano giudiziario. È probabile che entrambi i ventenni di origini marocchine – già noti alle forze dell’ordine – vengano denunciati ( in stato di libertà) per rapina aggravata, ma non è escluso che vengano presi provvedimenti anche contro i familiari della vittima, se dal presunto recupero del telefono vi siano state lesioni o minacce.

Il caso ha acceso i riflettori su un fenomeno sempre più frequente nelle città italiane: quello dei giovani aggressori violenti, spesso di seconda generazione o irregolari, chiamati nel linguaggio di strada “maranza”.


Esasperazione crescente: denuncia senza arresto, cittadini sempre più sfiduciati

Il fatto che i due aggressori siano stati semplicemente denunciati a piede libero, senza alcun provvedimento restrittivo immediato, ha ulteriormente infiammato l’esasperazione popolare. Sempre più cittadini denunciano un senso di abbandono di fronte a episodi di microcriminalità urbana, spesso commessi da soggetti recidivi o noti alle forze dell’ordine. La percezione diffusa è che il sistema non tuteli le vittime, ma protegga i colpevoli, alimentando un clima di sfiducia verso le istituzioni e portando molte persone a fare da sé, come in questo caso. La tolleranza verso certi comportamenti è ormai ai minimi storici, e il fatto che episodi simili si moltiplichino senza reali conseguenze penali per i responsabili sta trasformando la rabbia in una vera e propria emergenza sociale.

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