Polizia locale

AGENTE DENUNCIÒ CHE IL VESTIARIO DEI VIGILI ERA “CONTRAFFATTO”, ORA GLI TOLGONO LA PISTOLA

Ricordate la vicenda del vigile Roberto Pardo che aveva scoperto e denunciato che gli stivali della polizia municipale erano firmati “China Express”?

Riportiamo un aggiornamento della vicenda pubblicata da dal Messaggero.it

Roberto Pardo non ha più la pistola d’ordinanza. Ieri gli è stata ritirata l’arma di servizio, con conseguente rinvio alla Commissione medica, per una nuova valutazione dei requisiti psicofici. Un provvedimento firmato dalla vice comandante Raffaella Modafferi del Gipt, in ottemperanza a quanto deciso dal Comando generale. Una decisione arrivata dopo l’ultima protesta di Pardo, che, ad inizio mese per attirare l’attenzione sul suo caso si era prima incatenato davanti al Campidoglio, poi era arrivato in un’assemblema vestito da “Gesù” con tanto di croce al seguito. Un comportamento duramente criticato dalla Modafferi che aveva chiesto provvedimenti disciplinari.

Pardo, sindacalista eletto nelle liste Rsu del Comune di Roma, era finito sotto procedimento disciplinare (rischia il licenziamento) per aver fatto il suo dovere, ovvero eseguire (secondo quanto previsto dalle disposizioni del Comando), il sequestro di un articolo riportante il marchio China express (un marchio Ce contraffatto rispetto a quello prescritto dalla Comunità europea), impersso su alcune parti della divisa d’ordinanza della polizia municipale della Capitale.

Dopo quanto accaduto, Pardo, si era anche incatenato sulla gradinata del Campidoglio, per sollecitare l’attenzione della giunta Raggi a un caso che secondo molti colleghi ha dell’incredibile. Ora l’ultimo provvedimento in una vicenda complicata. All’attacco il Coordinamento Romano della Ugl Polizia Locale, che parla esplicitamente di «clima da medioevo». «Siamo all’assurdo – denuncia Marco Milani della Ugl Pl – non si perde occasione, da parte del medesimo dirigente, di instaurare provvedimenti su provvedimenti, nei confronti degli agenti che al tempo non fecero altro che il proprio dovere», continua il sindacalista, che ricorda come «alcuni di essi, fossero stati deferiti in consiglio di disciplina addirittura per aver doverosamente presenziato all’udienza di convalida di un arresto».

«Al vigile forse, si intende far pagare  il fatto di essersi lo stesso recentemente incatenato, come forma di legittima protesta, sulle gradinate del Campidoglio per di attirare l’attenzione del sindaco sull’inquietante vicenda – aggiunge Milani – È dal massacro mediatico di capodanno 2015, dove 800 colleghi vennero messi sotto inchiesta per aver disertato a detta del comando il proprio servizio (ed al quale non risulta a tutt’oggi pervenuta alcuna condanna) che da parte di qualcuno si fa un uso a nostro avviso intimidatorio degli strumenti disciplinari, chiediamo al Sindaco di Roma di intervenire e fare chiarezza, partendo da una verifica di precedenti e carichi pendenti, civili e penali, degli attuali Dirigenti, anche al fine di valutarne l’opportunità e l idoneità alle delicate funziono di comando. Tanto per evitare i cosiddetti due pesi e due misure».

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