Addio a Marco Schenetti, il carabiniere che fece volare anche chi non aveva ali
Un uomo, un militare, un esempio: il commiato di Modena a Marco Basilio Schenetti
MODENA. La comunità modenese e l’Arma dei carabinieri piangono la scomparsa di Marco Basilio Schenetti, brigadiere capo qualifica speciale, morto a 57 anni lunedì 14 luglio presso l’ospedale di Reggio Emilia, dopo una lunga battaglia sanitaria. Originario di Toano, residente a Cacciola di Scandiano, Schenetti ha lasciato un’impronta indelebile tanto nella vita militare quanto in quella civile.
Per anni ha servito con dedizione la provincia di Modena, dove si è distinto non solo per il suo operato professionale, ma per una visione di inclusione e solidarietà che ha superato i confini della divisa.
Dalle missioni umanitarie al cuore dell’Arma: una carriera di valore
Schenetti ha cominciato il suo percorso nell’élite del 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania” a Livorno, uno dei corpi d’eccellenza dell’Arma, operando negli anni ’80 e ’90 in missioni internazionali a carattere umanitario. Il suo spirito operativo e la capacità di intervento nelle situazioni critiche lo hanno poi portato a Modena, dove ha lavorato per molti anni nei reparti specializzati nella lotta alla criminalità e allo spaccio di stupefacenti, guadagnandosi la stima dei colleghi e diventando un punto di riferimento per l’intero comando provinciale.
“Veramente Abili”: il sogno che ha fatto volare anche i più fragili
Marco Schenetti non era soltanto un carabiniere. Era un istruttore nazionale di paracadutismo, con centinaia di lanci all’attivo. Ma soprattutto, era un uomo che credeva nell’inclusione vera, quella che non si ferma davanti a nessuna barriera.
È per questo che ha fondato a Carpi l’associazione “Veramente Abili Asd”, insieme alla sua compagna, con l’obiettivo straordinario di permettere anche a persone con disabilità di vivere l’emozione del volo, lanciandosi con il paracadute in tandem. Un progetto coraggioso che ha saputo unire sport estremo, inclusione sociale e riscatto personale.
Molti ragazzi hanno potuto sperimentare una libertà altrimenti impensabile, grazie al sorriso e all’umanità di Schenetti, che li ha accompagnati non solo nel cielo, ma anche in un viaggio interiore di coraggio e fiducia.
Un’eredità che continua a volare
Marco “Skin”, come lo chiamavano affettuosamente i colleghi, ha lasciato un vuoto enorme. Ma anche un esempio luminoso: quello di chi, nella vita, sceglie di servire con il cuore, oltre che con la disciplina.
Il suo nome resterà scolpito nella memoria dei tanti che ha aiutato, addestrato, difeso. E nei volti sorridenti dei ragazzi che, grazie a lui, hanno scoperto che nessuna disabilità può fermare il sogno di volare.
Grazie Marco, per aver dimostrato che anche chi ha ali fragili può raggiungere il cielo.
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