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ABOLIRE I FORESTALI NON FA RISPARMIARE: LO DICE IL GOVERNO

I minori costi (già irrisori) sono incerti, i maggiori li ha messi nero su bianco il ministero della Difesa sul sito del Tesoro. E’ un articolo di Marco Palombi per il Fatto Quotidiano di oggi 21 gennaio a svelare il grande bluff del risparmio di spesa.

“In principio fu la grande riforma dei corpi di polizia in omaggio alla religione della spending review: cinque sono troppi, serve una razionalizzazione. Principio magari condivisibile, ma poi la montagna partorì il topolino della legge Madia del 2015: solo il piccolo Corpo forestale (civile), poco meno di ottomila agenti, dovette riformarsi passando in sostanza ai Carabinieri (militari) con relativa dispersione di competenze maturate negli anni e presidio sul territorio in materia ambientale (e dire che la Costituzione su tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute un paio di cose le prescrive).

La scusa era risparmiare e, come vedremo, si tratta di una cara, vecchia balla o, come direbbe il Viminale, una fake news. Lo scioglimento, in realtà, genera costi: lo dice lo stesso governo.

BREVE RIASSUNTO delle puntate precedenti. Com’è noto i decreti attuativi del 2016 che hanno abrogato la Forestale sono ora all’esame della Corte costituzionale – che peraltro ha già bocciato altre parti della riforma Madia – dopo una pioggia di ricorsi: il Tar dell’Abruzzo a giugno e quello della Basilicata in agosto hanno ravvisato elementi di incostituzionalità in quelle norme.

Riassumendo: sotto l’occhio della Consulta è finita la “militarizzazione” forzata (che ha riguardato quasi 7.200 forestali su 7.800) che finisce per comprimere i diritti costituzionali degli agenti (si pensi solo a quelli politici o sindacali) e la delega in bianco lasciata dal Parlamento al governo per l’attuazione della riforma che si è tradotta, secondo i ricorsi, nel più classico degli “eccessi di delega” (l’esecutivo, in sostanza, è andato oltre i limiti postigli dalle Camere).

L’udienza è prevista per il prossimo 10 aprile. Il pessimo servizio che questa “riforma” improvvisata ha creato al Paese l’abbiamo già visto con gli incendi di questa estate, ma i danni quanto a mancato controllo del territorio e minor repressione dei reati ambientali saranno evidenti solo negli anni. Però, dicevano i fautori, ci sono i risparmi. Pochini a stare al decreto: al lordo dei costi iniziali (1,45 milioni una tantum), la minore spesa era quantificata in 7,1 milioni nel 2017 e 12,1 milioni l’anno dal 2018. Ovviamente si tratta di una stima: nessuno ha mai fornito dati di consuntivo. La miseria di questa operazione era già tutta nei numeri: al netto degli stipendi, il Corpo forestale costava circa 30 milioni l’anno (ma elevava pure 28 milioni di contravvenzioni in media), più di tanto non se ne poteva cavare. In realtà, sta accadendo quel che era scontato: stanno aumentando i costi per l’integrazione dei 7 mila 200 agenti forestali nell’Arma.

Non è un’opinione del Fatto, ma del ministero della Difesa, che l’ha messa nero su bianco nella Relazione sulle leggi di spesa pluriennali pubblicata a fine settembre sul sito del ministero dell’Economia con la “Nota di aggiornamento” al Def: insieme agli agenti, scrive in sostanza il dicastero, avete trasferito ai Carabinieri molte competenze in materia ambientale che necessitano di investimenti infrastrutturali, in tecnologie e per allineare i sistemi dei due corpi, senza contare le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria di immobili, automezzi e macchinari.

PER FARE TUTTO questo sono stati stanziati 2,66 milioni l’anno dal 2017 al 2019: “Gli stanziamenti di bilancio sono insufficienti a garantire gli interventi necessari alla piena funzionalità della nuova organizzazione della tutela forestale” in capo all’Arma. Così, scrive la Difesa nel report, non possiamo rispettare “le norme di sicurezza sul lavoro” quanto a immobili e parco mezzi, né “assicurare le attività di prevenzione degli incendi”e perseguire i piromani, né “assicurare i collegamenti delle reti e consentire i supporti necessari agli operatori sul territorio ”, né realizzare appieno indagini su “tutela ambientale e agroalimentare”, né “porre in essere le iniziative programmate per la conservazione delle riserve naturali affidate all’Arma” o quelle per “l’Inventario forestale nazionale”, necessario per l’applicazione degli accordi Kyoto sul clima.

Tradotto: ci servono almeno 5 milioni l’anno in più altrimenti pagheremo gli stipendi al personale per non fare quel che dovrebbe.”

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