A poche ore dalla soluzione di governo vi è una certezza: alla Difesa non ci sarà più la Trenta
La doccia fredda su Palazzo Baracchini è scesa ieri – 25 agosto – e ha colto ti sorprende il Ministro Trenta mentre era sotto la calura del solleone. A dare la notizia è stato Huffpost: ( https://www.huffingtonpost.it/entry/la-black-list-e-la-white-list-di-di-maio_it_5d629c89e4b02cc97c8f4374 )
Una notizia uscita direttamente dallo staff del Vice Premier Di Maio e che titolerebbe quest’ultimo come propabile candidato alla guida della Difesa. La fonte è attendibile e la penna che ha firmato l’articolo anche ma, oltre alle varie ipotesi di ricollocazione del capo politico M5S, a far notizia, per la Difesa, è questa rivelazione che assume la forma di un biglietto di sola andata già prenotato per il Ministro tecnico Elisabetta Trenta che, adirata, non si è presentata alla riunione coi parlamentari grillini.
A poco è servito, dice qualche ex pentastellato, l’impegno politico del Ministro che avrebbe dovuto, invece, spendersi di più per le Forze Armate e meno per un Movimento che più volte l’ha sacrificata sul patibolo, esponendola agli attacchi di Salvini.
Un altro nome possibile alla Difesa, dicono dalla cabina di Regia grillina, potrebbe essere quello di Alessandro Di Battista o di un suo fedelissimo come Manlio di Stefano, esperto di politica internazionale e già con un trascorso politico concreto.
Il PD di Zingaretti avrà gli occhi puntati, in caso di un accordo giallorosso, sulla Difesa e dal Nazareno una fonte dichiara: con un nome suggerito da noi in pochissime settimane chiuderemo sulla legge sindacale che non ha nessun costo e darebbe una risposta forte ai nostri militari.
La stessa fonte, a bassa voce, asserisce ancora: ogni giorno si suicida un uomo in divisa, è una strage che merita un’azione straordinaria e la Trenta avrebbe dovuto sbattere i pugni sul tavolo per la rabbia e ascoltare di più queste urla di dolore.
E mentre il totonomi impazza per questo Dicastero strategico, si affaccia l’ipotesi di un uomo scelto dall’ex presidente Grasso, leader di LeU, che potrebbe realmente concretizzare il processo sindacale e dar ascolto a una base militare gettata nel silenzio.