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Il governo Meloni blocca i rinnovi contrattuali di tutti i dipendenti pubblici. Non sono previsti fondi nel DEF, riparte la stagione dei tagli

Gli stipendi dei dipendenti statali resteranno fermi, senza aumenti, neanche per rientrare dell’aumento dei prezzi causato dall’inflazione. Almeno, questo è quanto ha previsto il governo Meloni, che nel suo primo Documento di economia e finanza non ha inserito risorse per il rinnovo dei contratti pubblici nel triennio dal 2022 al 2024. “Non ci sono risorse e secondo il ministro (della Pubblica amministrazione, ndr) Zangrillo al momento ‘non è possibile dare una indicazione precisa’”, ha lamentato Stefania Bonaldi, responsabile della Pa nella nuova segreteria del Pd.

Il ministro Zangrillo prima ha risposto a un’interrogazione parlamentare della deputata del Simona Bonafè, chiarendo che non sono previste risorse aggiuntive per rinnovare i contratti e aumentare gli stipendi. Poi, in un’intervista a SkyTg24, ha affermato: “Spero che nel corso dei prossimi mesi ci siano le condizioni perché si possa avere una situazione migliore del Def, che è prudente. Abbiamo l’impegno a trovare queste risorse, se vogliamo una pubblica amministrazione attrattiva è chiaro che non possiamo dimenticarci di una voce importante”. “Non possiamo pensare di scassare i conti dello Stato”, ha concluso il ministro.

In pratica, “il ministero della Funzione pubblica ha ammesso che mancano le risorse per adeguare i salari all’inflazione e di non poter addirittura indicare quando tali aumenti potranno essere erogati”, come ha sintetizzato la stessa Simona Bonafè. “Il governo”, in questo modo, “mortifica migliaia di lavoratori in prima linea per l’erogazione dei servizi ai cittadini, già penalizzati da carenze di organico e che hanno anche un ruolo strategico per la corretta attuazione del Pnrr”.

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I tagli

Nel Def, molto semplicemente, non sono indicate nuove risorse per il pubblico impiego. Discorso rinviato dunque all’autunno, quando andrà approvata la Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, ed entreranno nel vivo i lavori per la prossima legge di Bilancio. Le ultime due manovre, è il caso di ricordarlo, si sono limitate a stanziare 500 milioni strutturali per i nuovi contratti. Il governo, che al momento ha 3 miliardi da spendere quest’anno, derivanti dalla maggiore crescita economica, nel frattempo prepara un nuovo taglio del cuneo fiscale, dopo aver ridotto da quest’anno di tre punti percentuali i contributi per i redditi fino a 25 mila euro (e di due punti quelli per i redditi fino a 35 mila euro). Ne beneficeranno, ovviamente, anche i dipendenti pubblici, a cui quest’anno è stato riservato in aggiunta un aumento una tantum dell’1,5% dello stipendio (che ancora non è stata pagata).

Il ministro

«Adesso non mi è possibile dare un’indicazione precisa, però certamente con l’indice dei prezzi al consumo, che per quest’anno è intorno al 6 per cento, se le cose non cambiano e non migliorano, effettivamente la cifra di 7-8 miliardi per i rinnovi è realistica», così il titolare della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo. «La possibilità che la congiuntura migliori ci aiuterebbe moltissimo – ha anche aggiunto il ministro – e poi è evidente che dobbiamo pensare alla spending review e a trovare delle risorse razionalizzando le spese dello Stato, andando a risparmiare su delle voci di spesa che non sono più necessarie. È un lavoro complesso, che va fatto, nei prossimi mesi dobbiamo aggredire quelle voci che ci consentono di recuperare risorse per avviare la trattativa».

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