“Le lacrime della moglie di Matteo quando le ho detto che era morto nell’esplosione”
“Non dimenticherò mai le lacrime della moglie di Matteo quando le ho detto che suo marito non sarebbe più tornato a casa”. È ancora scosso il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Bergamo Calogero Turturici. È stato lui martedì mattina ad andare ad avvertire i parenti di Matteo Gastaldo, il vigile del fuoco di 46 anni morto insieme ai colleghi Marco Triches di 38 anni e Antonio Candido di 32, nell’esplosione del cascinale in provincia di Alessandria.
Turturici, dal 2005 al 2011 vicecomandante del comando di Alessandria, era nella città piemontese per stare qualche giorno con la famiglia che abita là. In piena notte è stato svegliato dalla chiamata degli ex colleghi che avevano bisogno di aiuto. Senza pensarci due volte si è alzato e ha raggiunto il luogo della tragedia. Quargnento, un piccolo comune di 1400 abitanti al confine Nord occidentale con le colline del Monferrato casalese, dove si è verificato quello che gli inquirenti ipotizzano si sia trattato di un atto doloso.
Verso le 23 di lunedì i vigili del fuoco erano stati chiamati per spegnere un incendio in una cascina di via San Francesco d’Assisi. La prima esplosione è avvenuta intorno a mezzanotte. La seconda circa un’ora dopo ed è stata quella fatale per i tre pompieri, travolti dal crollo dello stabile e sepolti sotto le macerie.
La squadra intervenuta in soccorso ha trovato elementi che fanno ipotizzare ci fossero degli inneschi sulle bombole del gas saltate in aria. Una delle prime ipotesi d’indagine riguarda la possibile vendita della cascina abbandonata, che era stata messa all’asta. Il proprietario, con problemi economici, è stato interrogato come persona informata sui fatti. Altre piste sono quelle legate ai dissidi tra il titolare dell’abitazione e il figlio, oppure quella del risarcimento assicurativo.
“Che tristezza quando ho saputo che Matteo non ce l’aveva fatta – racconta Turturici – . Dopo aver aiutato i colleghi ho deciso di andare io dalla moglie ad avvertirla. Lo conoscevo bene. Durante i miei sei anni ad Alessandria si era contraddistinto per la sua disponibilità e la sua educazione. Una persona che tutti vorrebbero nella propria squadra di lavoro”.
“Sono arrivato di fronte a casa sua e ho incontrato prima i suoi genitori, che abitano lì vicino – prosegue il comandante bergamasco – . Dopo averlo annunciato a loro mi sono recato dalla consorte. Stava uscendo di casa per portare a scuola la figlioletta di 7 anni. Le ho detto che dovevo parlarle e ha lasciato la piccola alla zia. Quando le ho raccontato cosa era successo, mi ha abbracciato ed è scoppiata in lacrime. Chi vive con gente che fa il nostro lavoro, sa bene che può succedere il peggio, ma spera sempre non avvenga”.
“Gli altri ragazzi li conoscevo solo di vista – conclude Turturici – , ma non posso che essere addolorato anche per loro. Resterò ad Alessandria ancora per qualche giorno. È una tragedia che mi tocca sia come collega che come ex appartenente a questo comando. Ora confidiamo nella giustizia. In ogni caso non ci pieghiamo e non ci piegheremo mai”.
Redazione a cura di Mauro Paloschi per Bergamo News