M5S: SICUREZZA E AMBIENTE LE PRIORITÀ DEL MARESCIALLO MORONI. “IL RIORDINO HA SCONTENTATO TUTTI”
Marco Moroni, ora carabiniere forestale proveniente dai ruoli del soppresso Corpo Forestale dello Stato, dove era il segretario generale del maggior sindacato, il SAPAF – sindacato autonomo polizia ambientale forestale e che più volte abbiamo ospitato su queste pagine per commentare la fusione Arma dei Carabinieri/Corpo Forestale dello Stato voluta dal governo Renzi.
Oggi è tra i fondatori dell’associazione culturale UNFORCED – unione forestali carabinieri e diritti e candidato del M5S.
Marco Moroni, carabiniere forestale umbro, si candida con il Movimento 5 Stelle al collegio uninominale del Senato, perché questa scelta?
Da anni seguo la politica, essendo stato il segretario generale del primo sindacato del Corpo forestale dello Stato e ritengo che, dopo la soppressione di quest’ultimo con la perdita dei diritti civili di tutti quei colleghi che sono transitati in amministrazioni militari, la mia esperienza professionale possa essere d’aiuto ad un movimento politico come il Movimento 5 Stelle. Un movimento, cioè, che trae la sua forza dal coinvolgimento dei cittadini, restituendogli la capacità decisionale. Purtroppo, ho dovuto vedere troppo spesso pseudo riforme che non erano condivise o, peggio, che sono risultate deleterie per la collettività: penso, appunto, alla militarizzazione delle funzioni di polizia ambientale e agroalimentare attraverso la legge Madia. Questa è una di quelle riforme che va rivista per evitare che i danni creati vengano perpetrati; tra l’altro, se non lo farà la politica, ci penserà la Corte Costituzionale che discuterà i nostri ricorsi il prossimo 5 giugno.
Cosa pensa di poter dare da Senatore?
Le mie esperienze e le mie conoscenze mi portano a parlare di Sicurezza e di Ambiente, temi che spesso sono strettamente collegati. Nel Comparto Sicurezza ci sono molte cose che vanno riviste, come la redistribuzione di funzioni, migliorare ed implementare le specialità, prevedere carriere diverse che migliorino le funzioni. Come tutti sanno, l’ultimo provvedimento sul riordino delle carriere, non solo ha scontentato tutte le categorie coinvolte, ma ha creato ancora più diseguaglianze di prima. Inoltre, cosa non meno importante, ritengo doveroso che, allineandoci anche a quanto avviene in molti altri Paesi europei e come è stato ribadito da diverse sentenze della Corte di Giustizia europea e dalle relative Commissioni, si possa introdurre il diritto sindacale, costituzionalmente sancito, anche per i militari, superando l’attuale Rappresentanza Militare.
Le politiche ambientali, a nostro modo di vedere, devono essere totalmente rivoluzionate, partendo da quel progetto che porta il nome di “rifiuti zero”, attraverso normative che prevedono il totale riutilizzo di tutti quei prodotti e sottoprodotti che oggi chiamiamo, appunto, “rifiuto”. Dobbiamo anche smettere di accettare i compromessi che oggi vedono limitati i diritti alla salute per poter avere posti di lavoro: in un Paese dove non esiste ancora il reato di inquinamento, se non al superamento di alcuni parametri, credo che ci sia molto da fare anche e soprattutto in questo settore.
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, però, va detto che non sempre ha avuto attenzione per i poliziotti, come sulla proposta degli identificativi sui caschi; lei cosa ne pensa?
Ritengo che sia un grave errore parlare di Sicurezza durante una fase emozionale, all’indomani di fatti di cronaca e, da poliziotto o militare che dir si voglia, ho sempre stigmatizzato quei politici che pensavano a soluzioni solo dopo l’accadimento di questi fatti. Anche la vicenda degli identificativi è stata posta in questi termini, mentre avrebbe dovuto essere un argomento da trattare con la massima serenità. Perché se è vero che i cittadini debbono essere salvaguardati laddove qualcuno di noi eccede, è anche vero che chi indossa un’uniforme deve sentirsi tutelato dallo Stato, soprattutto quando rischia in prima persona e quando deve fare da scudo per difendere la democrazia; ad esempio, pensare a delle telecamere da indossare potrebbe essere una ulteriore soluzione.
Ho già proposto l’apertura di un tavolo permanente di confronto che tenga insieme tutte le categorie interessate alla Sicurezza, comprese le Polizie locali (di cui ci occuperemo davvero e non per finta, come fatto finora), per affrontare seriamente e compiutamente temi come quello degli identificativi.