[ESCLUSIVA] IL MISTERO DELLE ARMI SCOMPARSE DALL’ ARSENALE DI GUARDIA DEL MORO
Proprio quelle armi, grazie a “qualche pseudo autorizzazione” molto probabilmente sono tornate a fare il loro mestiere nei campi di battaglia. “Le foto inedite di distese infinite di armi dentro i tunnel sardi sono la rappresentazione più evidente di quanto materiale bellico fosse nascosto lì dentro e di quanto ne sia di fatto sparito senza alcuna certificata rappresentazione al Parlamento”, ha spiegato Pili. Non è la prima volta che il Parlamento è chiamato a rispondere su questa partita, in particolare di una parte dell’arsenale confiscato 23 anni fa nel canale d’Otranto alla nave mercantile Jadran, un cargo maltese partito dall’Ucraina e diretto in Croazia, ma intercettato e costretto ad ancorare nel porto di Taranto. Ad oggi, il presidente del Consiglio, la Difesa, il ministro della Salute, il ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, non hanno dato una risposta esauriente al quesito.
Tutto questo nonostante nei report di viaggio dell’aeronautica militare sia emerso che “nel mese di maggio 1986 sono stati trasportati verso la Sardegna 89.065 chili di potentissime bombe, 1141 colli esplosivi, 15 carri con esplosivi; un carico partito dalla Sicilia il 25 maggio 1986″, aveva scritto in una interpellanza il deputato. Le foto confermano un dato eloquente: nei sotterranei di Guardia del Moro erano stivate “non solo partite rilevanti di mitragliatrici ma molto di più”. Che fine hanno fatto quelle armi? Fra le quali c’era anche materiale bellico della seconda guerra mondiale (lo si può rilevare dalle immagini) revisionato in Italia. Quante erano? Nessuno sinora è riuscito (o ha voluto) dare una risposta esaustiva. E’ un segreto di Stato? Basterebbe dirlo, ma una risposta è necessaria, anche perché “nessuno ha mai saputo in realtà quante fossero queste riserve belliche e soprattutto la loro destinazione finale”. L’unica cosa certa, spiega ancora l’ex deputato di Forza Italia ed ex presidente della Regione Sardegna, è che “dopo l’autorizzazione rilasciata dagli uffici statali il 5 maggio del 2014 per trasferire quelle armi verso il continente tutto è stato di fatto secretato”.
Da quando il governo ha deciso di trasportare le armi da qualche altra parte – si disse dovevano essere trasportate agli stabilimenti di Noceto (Parma) e di Baiano (Perugia) – nessuno sa più dove stanno. Davvero strano, anche perché, come ha rilevato tiscali.it in un altro servizio, la magistratura nel 2005 ne aveva ordinato la distruzione a conclusione di un processo che vedeva imputati tra altri i proprietari di quel carico illegale destinato alla guerra in Bosnia. L’armamento nascosto dentro Santo Stefano non era comunque solo quello confiscato 24 anni fa. Molte delle armi delle foto provengono anche da altre partite. Quali? Serve chiarezza. Per questo Pili si riserva di chiedere alla Difesa di dichiarare l’uso e la destinazione di queste armi. “Ora che esistono queste prove evidenti di quantità e tipologie nascoste dentro i bunker sardi serve una risposta ufficiale senza ulteriori silenzi di Stato su questa partita. Vogliamo sapere che fine hanno fatto queste armi e soprattutto se sono finite nelle mani di gruppi terroristici in giro per il mondo. Una gestione talmente superficiale e oscura di questa vicenda necessita di risposte senza alcun tipo di riserva. Se non arriverà una risposta compiuta ed esaustiva mi vedrò costretto ad altre azioni per denunciare questi scandalosi traffici di armi da parte dello Stato italiano”, ha detto il leader di Unidos.
Che già in precedenza aveva presentato interrogazioni sull’argomento e si era visto negare l’accesso nei bunker sardo proprio nei giorni dello svuotamento dei tunnel. “Per questo – ha concluso il parlamentare – ho presentato una nuova interrogazione e chiesto che il governo risponda urgentemente alle mie azioni di sindacato ispettivo. Certo è che non lasceremo calare il silenzio e il segreto di Stato su questa vergognosa vicenda di traffico di armi”. Gli esperti dell’Onu, che hanno indagato sulle violazioni dell’embargo sulla Libia, sostengono che le armi della Jadran sono state utilizzate nel conflitto libico nel 2011. Se il carico della Jadran, o ciò che resta di quel arsenale, sono state inviate in Iraq, nessuno potrà più verificare se, come, e in quale quantità, quell’arsenale sia servito alle fazioni anti-Gheddafi. Questo equivale a cancellare ogni possibilità di accertare se Berlusconi, allora capo del Governo, abbia violato l’embargo delle Nazioni Unite. Il che, se accertato, sarebbe gravissimo.