Carabinieri

Il Generale torna tra i banchi: Salvatore Luongo rientra nel suo liceo di Venafro per una lezione speciale


Un ritorno “a casa” carico di emozione

Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, è tornato tra i banchi dell’Istituto “Antonio Giordano” di Venafro, la scuola che frequentò negli anni del ginnasio tra il 1975 e il 1977, prima di entrare alla Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli. Un incontro che ha unito memoria e futuro, dove il Generale ha dialogato con gli studenti sul valore della legalità e del merito, cardini della formazione civica e personale.

Sono felice ed emozionato come non mi accadeva da tempo” – ha confessato Luongo, visibilmente toccato nel rivedere l’aula in cui mosse i primi passi da studente. “Anche chi ha cinquant’anni di servizio può provare emozione: significa che l’aspetto umano prevale, e questo è sempre un bene.


L’educazione alla legalità come scelta quotidiana

Nel suo lungo e intenso intervento, il Generale ha invitato gli studenti a riflettere sul significato più profondo della legalità. “La legalità non è un limite, ma un presupposto di libertà”, ha affermato. “È rispetto della persona, dei diritti e dei doveri, la cornice dentro cui la democrazia prende forma e vive. Quando viene meno la legalità, non è solo la legge a mancare, ma la qualità stessa della democrazia.

Parole che hanno colpito nel segno, soprattutto quando ha sottolineato la necessità di avere coraggio nelle scelte, anche quando sono le più difficili: “Legalità significa non girare lo sguardo di fronte all’ingiustizia, non accettare il compromesso ingannevole. Ogni gesto onesto, anche se piccolo, è un seme di giustizia.


Il merito come conquista, non come dono

Luongo ha poi affrontato il tema del merito, invitando i giovani a conquistarlo con sacrificio e impegno: “Qualunque obiettivo abbiate nella vita, meritatelo. Non aspettatevi che qualcuno vi regali qualcosa, perché ciò che è regalato svanisce. Quello che vi siete meritati rimane attaccato alla vostra pelle.

Il Generale ha ricordato di aver conseguito le proprie lauree e specializzazioni studiando di notte, a testimonianza di una determinazione ferrea: “Lo facevo perché me lo dovevo meritare. Il sacrificio e l’impegno danno senso ai risultati.


L’umanità come forza del servizio

Durante il dialogo con gli studenti, uno di loro ha chiesto cosa significhi “umanizzarsi” in una professione come quella del carabiniere. La risposta del Generale è stata chiara: “Il nostro lavoro è prima di tutto una missione. Senza umanità non si può servire davvero. Quanto più ci mettiamo il cuore, tanto più il nostro servizio diventa efficace e vicino alla gente.

Ha poi aggiunto: “Talvolta si ha paura di lasciarsi coinvolgere dalle emozioni, ma è proprio la capacità di provare empatia che fa la differenza tra chi applica la legge e chi la incarna.


La bellezza come antidoto all’indifferenza

Un’altra studentessa ha citato Peppino Impastato: “Se si insegnasse la bellezza, si fornirebbe un’arma contro la paura, l’omertà e la rassegnazione.” Luongo ha condiviso pienamente l’affermazione: “Noi carabinieri siamo custodi della bellezza, della storia e dell’arte. La bellezza eleva, unisce, impedisce la sopraffazione. È parte integrante della legalità, perché ci insegna il rispetto.

Ha ricordato come i suoi studi classici lo abbiano segnato profondamente: “Mi sono formato sui filosofi greci, su Platone e Aristotele. La loro capacità di guardare dentro se stessi e oltre la materia resta un insegnamento attualissimo.


Doni simbolici e un impegno per il futuro

Al termine dell’incontro, gli studenti hanno consegnato al Generale alcuni doni simbolici: un opuscolo dell’“Aperitivo filosofico” dal titolo Contaminazioni dialettiche, dedicato alla sapienza popolare venafrana, e una riproduzione dei suoi registri scolastici originali, ritrovati negli archivi dell’istituto.

Luongo, visibilmente emozionato, ha contraccambiato donando alla scuola una copia de “L’etica del Carabiniere”, invitando i ragazzi a leggerla: “Quando vedete una divisa, guardate l’uomo che c’è dentro, non solo ciò che appare.

Infine, il Dirigente scolastico Marcellino D’Ambrosio e il sindaco di Venafro, Alfredo Ricci, hanno proposto al Generale di tornare per l’inaugurazione del ristrutturato Liceo del Carmine, dove tutto ebbe inizio. Luongo ha sorriso: “Quando finirò il mio servizio al Paese, tornerò tra voi. Sarò di nuovo un venafrano tra i venafrani.


Una lezione che resta

L’incontro si è concluso con un lungo applauso. Gli studenti, colpiti dalla sincerità e dalla profondità delle parole del Generale, hanno lasciato l’aula con la consapevolezza che la legalità non è un concetto astratto, ma una scelta di vita, fatta ogni giorno, con coraggio e responsabilità.
Come ha ricordato Luongo: “Non lasciate nessuno indietro. Lavorate insieme, coltivate la bellezza, la legalità e il merito. È così che si costruisce una comunità migliore.

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