Esteri

Gaza, firmata la tregua: ecco cosa contiene l’accordo Israele–Hamas

Un testo lungo, tecnico, ma di portata storica: l’accordo firmato tra Israele e Hamas rappresenta il primo passo concreto verso la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza. Il documento, mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia, è stato approvato in via preliminare da entrambe le parti e prevede una serie di misure immediate e vincolanti.


Fine delle operazioni militari

Con l’annuncio ufficiale del Presidente degli Stati Uniti, l’accordo stabilisce la cessazione immediata di tutte le operazioni militari, incluse azioni aeree, bombardamenti e attacchi mirati.
Entro 24 ore dall’approvazione del governo israeliano, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovranno ritirarsi dalle aree indicate nella mappa allegata all’intesa (Map X). Durante le 72 ore successive, sarà sospesa tutta la sorveglianza aerea sui territori evacuati.


Accesso dei soccorsi e aiuti umanitari

Uno dei pilastri dell’accordo è il ripristino totale del flusso di aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza.
L’intesa riprende e amplia quanto stabilito nel protocollo del luglio 2025 in materia di aiuti civili, assicurando l’ingresso immediato di medicinali, viveri e carburante attraverso i valichi riconosciuti.

Le modalità di distribuzione e monitoraggio degli aiuti saranno definite e supervisionate da un comitato tecnico internazionale, che ne garantirà la trasparenza e la sicurezza.


Ritiro e rispetto delle nuove linee di contatto

Le truppe israeliane dovranno completare il ritiro entro 24 ore dall’approvazione ufficiale dell’accordo, seguendo le coordinate concordate.
Una volta lasciate le postazioni, Israele si impegna a non ritornare nelle aree evacuate, a meno di violazioni dirette degli impegni da parte di Hamas.
Il ritiro sarà monitorato da osservatori internazionali e mediatori regionali, con aggiornamenti periodici alle Nazioni Unite.


Scambio di ostaggi e detenuti

Il punto più delicato riguarda il rilascio simultaneo di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, da completarsi entro 72 ore dal ritiro delle forze israeliane.
Hamas si impegna a:

  • Liberare tutti gli ostaggi israeliani, vivi e deceduti, detenuti nella Striscia di Gaza o da fazioni palestinesi affiliate.
  • Condividere informazioni complete sul destino di eventuali dispersi tramite un meccanismo di scambio dati supervisionato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR).

In parallelo, Israele rilascerà un numero equivalente di detenuti palestinesi, conformemente alle liste allegate all’accordo.
L’intero processo avverrà senza cerimonie pubbliche o copertura mediatica, per garantire la sicurezza e la discrezione delle operazioni.


Meccanismo di verifica e coordinamento

Per assicurare l’attuazione del patto, sarà istituita una task force internazionale composta da rappresentanti di Stati Uniti, Qatar, Egitto, Turchia e di altri Paesi concordati dalle parti.
Questo organo avrà il compito di monitorare, verificare e facilitare ogni fase dell’implementazione, coordinandosi con le autorità israeliane e palestinesi.


Un equilibrio fragile ma storico

L’accordo non rappresenta la fine definitiva del conflitto, ma l’inizio di una sospensione strutturata della guerra.
Il successo di questa intesa dipenderà dalla fiducia reciproca, dal controllo dei mediatori e dalla volontà politica di entrambe le parti.

In un quadro regionale esausto da mesi di violenza, il documento firmato segna — almeno sul piano formale — una svolta verso la calma e il sollievo per migliaia di civili intrappolati nel conflitto.


In sintesi:

  • Stop immediato alle ostilità.
  • Ritiro israeliano in 24 ore.
  • Sospensione di operazioni e sorveglianza per 72 ore.
  • Apertura totale agli aiuti umanitari.
  • Scambio di ostaggi e detenuti sotto mediazione internazionale.
  • Task force per la verifica e il monitoraggio.

Un passo fragile, forse, ma potenzialmente storico per il Medio Oriente.

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