Carabiniere troppo insistente con la Polizia locale: il TAR respinge il ricorso e conferma la sanzione disciplinare
(di Avv. Umberto Lanzo)
La vicenda: telefonate e pressioni fuori luogo
Non sono bastate le giustificazioni. Un carabiniere in servizio a Portomaggiore (Ferrara) è stato sanzionato con sette giorni di consegna per aver insistito con gli agenti della polizia locale, tentando di conoscere – con “irresponsabile insistenza” – i motivi di una multa al Codice della Strada comminata a un autotrasportatore legato a un imprenditore suo conoscente.
La condotta, definita dal TAR come “eccessivamente insistente, non imparziale e poco trasparente”, è costata al militare una battaglia giudiziaria persa: il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Emilia-Romagna ha respinto il ricorso, confermando la correttezza della sanzione inflitta dall’Arma.
Le censure del militare: sproporzione e ritardo
Il carabiniere aveva impugnato la sanzione davanti al TAR sostenendo cinque punti principali:
- il procedimento disciplinare sarebbe stato avviato in ritardo, violando l’obbligo di contestare l’addebito “senza ritardo”;
- la misura della consegna per sette giorni sarebbe stata sproporzionata;
- il provvedimento sarebbe carente di motivazione;
- ci sarebbe stata una disparità di trattamento rispetto ad altri casi;
- vi sarebbe stato un travisamento dei fatti.
La replica dell’Arma: dieci telefonate e precedenti disciplinari
Secondo l’Amministrazione, rappresentata dall’Avvocatura dello Stato, le accuse erano infondate.
Gli atti penali – archiviati a luglio 2021 – avevano accertato dieci telefonate del militare agli agenti della polizia locale, condotte considerate indebite pressioni.
Non solo: il ricorrente aveva già collezionato due precedenti disciplinari negli ultimi tre anni (un rimprovero e una consegna di sette giorni, entrambe nel 2018). Un curriculum che, sottolinea il TAR, “non consente, al momento, di dedurre il pieno e sicuro miglioramento” del rendimento del militare.
La decisione del TAR: sanzione congrua e motivata
Il collegio ha ricostruito la vicenda stabilendo alcuni punti fermi:
- il procedimento disciplinare è stato avviato nei tempi: “la contestazione degli addebiti in data 30 agosto 2021 appare rispettosa del principio di legge e tempestiva”;
- la sanzione è proporzionata, visto che il militare era recidivo;
- la motivazione del provvedimento è chiara: il comportamento del carabiniere è stato “irresponsabile e non conforme ai principi di imparzialità e trasparenza”;
- nessuna disparità di trattamento: i casi richiamati a confronto erano diversi per condotta e situazione disciplinare;
- nessun travisamento dei fatti dimostrato dal ricorrente.
Condanna alle spese e oscuramento delle generalità
Il TAR ha quindi respinto il ricorso e condannato il militare a versare 2.000 euro di spese legali all’Amministrazione.
La sentenza dispone anche l’oscuramento delle generalità del ricorrente “a tutela dei diritti e della dignità della parte interessata”, ai sensi del Codice Privacy e del GDPR.
Un messaggio chiaro
La decisione ribadisce un principio: i rapporti tra forze di polizia non ammettono scorciatoie, pressioni o indebite interferenze.
La “consegna” inflitta – sette giorni – non è solo una punizione interna, ma un segnale forte: l’Arma pretende dai propri uomini comportamenti imparziali, corretti e trasparenti, anche nei rapporti con corpi esterni.
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