Esteri

Addio a Baghdad: gli Stati Uniti iniziano il ritiro delle truppe


Il ritiro prende il via domani

Secondo quanto riportato dall’emittente panaraba saudita Al Arabiya, le forze armate statunitensi inizieranno domani il ritiro ufficiale da Baghdad, in attuazione dell’accordo bilaterale siglato con il governo iracheno. Una svolta simbolica e strategica che segna la fine di un capitolo ventennale di presenza americana nel cuore del Paese mediorientale.

Già da oggi, anticipano le fonti, i soldati Usa hanno cominciato a lasciare la zona verde ad alta sicurezza della capitale: un’area blindata che ospita ambasciate straniere, uffici governativi, il comando delle operazioni congiunte e l’aeroporto internazionale di Baghdad.


Un calendario scandito fino al 2026

L’accordo prevede un’uscita graduale. Gli Stati Uniti manterranno una presenza militare in Kurdistan fino al 2026, data entro la quale è fissato il ritiro totale. Una decisione che riflette la volontà di Washington di assicurare ancora un margine di stabilità nel nord del Paese, regione cruciale tanto per gli equilibri politici quanto per la sicurezza interna ed esterna dell’Iraq.


Una forza ridotta ma ancora contestata

Attualmente, circa 2.500 militari americani si trovano in Iraq nell’ambito della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Le loro funzioni ufficiali sono limitate all’addestramento, alla consulenza e al supporto tecnico delle forze di sicurezza irachene.

Tuttavia, questa presenza è da tempo al centro di forti tensioni politiche interne. Diverse fazioni armate e partiti filo-iraniani hanno chiesto con insistenza la fine della missione, accusando Washington di voler mantenere un’influenza diretta sugli equilibri di Baghdad.


Un equilibrio fragile

Negli ultimi dodici mesi, il governo iracheno ha intensificato i colloqui con gli Stati Uniti, spinto sia dalle pressioni interne sia dal bisogno di non compromettere i rapporti con un alleato strategico. Il ritiro annunciato rappresenta dunque un compromesso delicato, che cerca di bilanciare le richieste di sovranità nazionale con la necessità di continuare a contrastare le cellule residue dell’ISIS.

Il conto alla rovescia è iniziato: da domani Baghdad non sarà più lo stesso palcoscenico di presenze militari americane che ha segnato la sua storia recente.


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