Tragedia nella Guardia di Finanza: il maresciallo Salvatore Iovino si toglie la vita
Il dramma in caserma
Un nuovo lutto colpisce la Guardia di Finanza. Salvatore Iovino, 51 anni, maresciallo in servizio a Civitavecchia, si è tolto la vita con la pistola d’ordinanza. La tragedia si è consumata nella serata di ieri all’interno della sua abitazione, dove sarebbe stata la moglie a trovare il corpo senza vita.
Un uomo stimato e rispettato
Nato ad Acerra, classe 1974, Iovino era conosciuto e stimato sia a Civitavecchia, dove prestava servizio, sia a Roma, dove aveva lavorato in passato in diverse sedi delle Fiamme Gialle.
Di recente aveva concluso con successo il corso di avanzamento a maresciallo, un traguardo che rappresentava un punto importante della sua carriera. Colleghi e superiori lo ricordano come un militare serio, professionale e apprezzato da tutti.
Le circostanze della tragedia
Secondo le prime ricostruzioni, il maresciallo avrebbe rivolto contro di sé l’arma di servizio, esplodendo un colpo fatale. Le indagini interne sono state immediatamente avviate per chiarire ogni dettaglio della dinamica e comprendere se vi siano elementi utili a spiegare il gesto estremo.
Una comunità sotto shock
La notizia ha scosso profondamente la caserma di Civitavecchia e l’intera comunità della Guardia di Finanza. In queste ore si moltiplicano i messaggi di cordoglio e di vicinanza alla famiglia: la moglie e i due figli del maresciallo, ora travolti da un dolore indicibile.
Il peso del silenzio nelle forze dell’ordine
Il gesto di Iovino riporta alla luce un tema drammatico e spesso sottovalutato: il fenomeno dei suicidi nelle forze dell’ordine. Negli ultimi anni, in Italia, si registrano circa 50-60 casi l’anno tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti penitenziari.
Stress, responsabilità elevate, turni massacranti e difficoltà personali si intrecciano con un senso di isolamento che può diventare insostenibile.
L’appello: più sostegno psicologico
Sindacati e associazioni di categoria ribadiscono da tempo la necessità di investire in servizi di supporto psicologico e ascolto per chi indossa la divisa. “Non possiamo lasciare soli i nostri uomini e donne di fronte alle difficoltà” è il monito che torna a farsi sentire con forza dopo questa ennesima tragedia.
Una ferita che chiede risposte
La morte del maresciallo Salvatore Iovino non è soltanto il dolore di una famiglia e di una caserma, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema. Dietro la sua storia si nasconde una questione più ampia, che riguarda il benessere e la tutela di chi serve lo Stato in prima linea.
Il suo gesto lascia una ferita aperta e un messaggio silenzioso che le istituzioni non possono più ignorare.
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